Il killer di Ilenia Fabbri ricorre alla Corte Europea contro la perizia psichiatrica negata

Ravenna

L’ultima chance per evitare l’ergastolo: il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La carta giocata è quella della perizia psichiatrica, mai concessa in nessuno dei precedenti gradi di giudizio, dalla quale potrebbe dipendere la non imputabilità o quantomeno uno “sconto” di pena.

Pierluigi Barbieri, il killer di Ilenia Fabbri, si è rivolto al tribunale internazionale chiedendo l’annullamento della condanna divenuta definitiva esattamente un anno fa per l’omicidio della 46enne faentina, assassinata il 6 febbraio del 2021 a Faenza su commissione dell’ex marito della donna, Claudio Nanni, a sua volta condannato al carcere a vita in qualità di mandante.

Il ricorso ha già passato un primo vaglio formale e attende ora la successiva valutazione che dovrebbe stabilire se ammetterlo oppure respingerlo. Allo stato attuale sono stati ritenuti congrui i documenti allegati e le preliminari argomentazioni formulate dagli avvocati Simone Balzani e Marco Gramiacci, legali di Barbieri. Si tratta principalmente di cartelle cliniche, verbali d’udienza e testimonianze che “raccontano” la storia del 56enne nato a Cervia e poi trasferitosi a Rubiera, nel Reggiano, e di come traumi psicologici e fisici lo abbiano trasformato nello “Zingaro” o “la Furia”, com’era conosciuto nel giro della piccola criminalità locale.

Questo l’ultimo capitolo del delitto di via Corbara, che 4 anni fa sconvolse la città manfreda. E vede al centro solo l’esecutore materiale dell’omicidio, un uomo capace di sorprendere Ilenia in casa all’alba, massacrarla e tagliarle la gola nel vano tentativo di simulare una rapina finita male. Tutto per 20mila euro e un’auto usata come compenso promesso da Nanni.

L’incidente e i traumi

Per i legali di Barbieri c’è una data che fa da spartiacque nella sua vita. Quella dell’incidente stradale in moto avvenuto nel 2016, nel quale il 56enne riportò un grave trauma cranico. La lesione del lobo frontale, sostengono i difensori presentando gli esiti di esami specifici, avrebbe compromesso la zona cerebrale deputata a controllare «ogni facoltà volitiva». Questo dicono gli avvocati, richiamandosi a recenti studi delle neuroscienze, ritenuti tuttavia dalla Cassazione non sufficientemente condivisi dalla comunità scientifica per giustificare un approfondimento peritale. Vengono poi i maltrattamenti subiti durante infanzia e adolescenza, riportati nel corso del processo anche dal fratello dell’imputato ripercorrendo «il quadro drammatico delle seriali violenze perpetrate dal patrigno». C’è infine un ulteriore aspetto, che riguarda l’attuale situazione in carcere a Reggio Emilia, dove il 56enne sarebbe stato trasferito nell’apposita sezione psichiatrica, seppure in normale regime carcerario.

Le testimonianze dei medici

Non mancano, fra i documenti allegati al ricorso, i pareri clinici trattati durante i passati gradi di giudizio e ritenuti sufficienti per escludere un vizio di mente anche parziale. Quello della neuropsicologa che nel 2016 valutò un disturbo post traumatico della memoria a breve termine, visuo-spaziale e verbale. Lo psicologo del carcere che nel 2020 rilevò «un quadro di incapacità di controllo degli impulsi». Infine la psichiatra del Centro di Salute Mentale di Reggio Emilia, che nei mesi antecedenti l’omicidio diagnosticò “un disturbo bipolare di personalità cluster b” raccomandando al paziente la costante assunzione di farmaci. Sono pareri - ad avviso dei legali - che tuttavia non hanno approfondito nello specifico la psicopatologia del 56enne e il suo effetto al momento del delitto. Per questo, la mancata perizia psichiatrica - conclude il ricorso - avrebbe precluso all’imputato l’esercizio del «diritto alla prova».

«Era manipolabile»

Barbieri era la persona ideale per Nanni, aggiungono i difensori. Tant’è che l’ex marito di Ilenia, mosso dall’intento di risolvere con la morte della 46enne la causa di lavoro e le richieste economiche da lei avanzate, sarebbe riuscito a manipolarlo architettando il delitto per ben tre volte, a partire dall’autunno del 2020. Dettagli rivelati dallo stesso killer dopo l’arresto, e divenuti un’arma a doppio taglio; fondamentali per il successivo sviluppo delle indagini della Squadra Mobile coordinate dal pm Angela Scorza, ma interpretati in sede di giudizio come segno di un’assoluta lucidità. Particolari all’epoca insospettabili che hanno svelato il piano diabolico che non ha lasciato scampo alla povera Ilenia.

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