Genitori e docenti contro lo stop “facile” delle scuole per maltempo. Da Ravenna una lettera al Miur
«Basta chiudere sempre e solo le scuole in caso di maltempo». Potrebbe apparire come un appello dal tempismo sbagliato di fronte alla devastazione che Valencia sta affrontando nelle ultime ore, tanto sentito da chi in Romagna e a Bologna ha già vissuto il dramma dell’alluvione. Ma la lettera inviata proprio il 1 novembre dai genitori e docenti riuniti nei comitati “Scuola in presenza” di Ravenna e Bologna ai sindaci delle rispettive città, insiste su un punto: che «occorre una maggiore sensibilità sulla necessità di considerare la chiusura delle scuole solo ed esclusivamente come estrema ratio». L’esempio citato nella missiva inviata per conoscenza anche alla Regione Emilia-Romagna, ai prefetti e al Miur e al Governo, è quello del 26 ottobre scorso, quando, a fronte dell’allerta arancione successiva ai giorni dell’alluvione, è stato disposto lo stop alle lezioni su tutto il territorio regionale. Un provvedimento ingiustificato secondo i membri dei comitati.
Nella lettera i firmatari partono dal presupposto che «esperti e istituzioni continuano a ripetere che questi fenomeni saranno sempre più frequenti», e riconoscono che le alluvioni sono dovute «sicuramente alle abbondanti piogge, ma anche ad anni di incuria e di consumo forsennato del suolo tanto che la nostra regione e soprattutto la provincia di Ravenna sono da anni ai primi posti in Italia per cementificazione». Ma criticano «l’attitudine di disporre la chiusura delle aule quando esercizi commerciali e luoghi pubblici restano aperti». Perché «bambini e ragazzi vengono sempre considerati sacrificabili e quindi sacrificati dalle istituzioni ogni volta che si manifesta una criticità». Il pericolo, scrivono, è «la trasmissione a bambini e giovani del messaggio che l’apprendimento sia un’opzione rinunciabile e di cui ci si può privare e, sempre più frequentemente, essere privati».
In altre parole, insistono, «le scuole devono chiudere solo ed esclusivamente se e quando vengono chiuse anche tutte le altre attività».
Criticate anche le parole dell’assessore alla Protezione civile di Bologna, Massimo Balugani, il 28 ottobre scorso, secondo il quale, “la decisione è stata presa per consentire a tutti di lavorare al meglio e in sicurezza” - replicano - «come se solo lo spostamento di bambini e ragazzi, già nella norma molto deficitario, fosse di intralcio ai lavori».