Faenza, insulti sul web alla figlia di Ilenia Fabbri. In due nei guai, primi risarcimenti
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Stava affrontando la prova più dura, la perdita della madre uccisa in casa da un assassino all’epoca ancora sconosciuto. A poche settimane dall’omicidio di Ilenia Fabbri, l’odio sui social ha travolto sua figlia, Arianna Nanni. Veniva etichettata al pari del killer, quasi che fosse sua complice. Questo perché, in quelle prime settimane di indagini, fra incertezze e colpi di scena, lei ancora difendeva il padre, Claudio Nanni, ormai indagato e solo successivamente condannato all’ergastolo insieme a Pierluigi Barbieri, ritenuti rispettivamente mandante ed esecutore del delitto. Ora, a 4 anni di distanza dall’efferato omicidio di via Corbara, avvenuto il 6 febbraio del 2021, sono finite a giudizio due persone, accusate di diffamazione.
Insultata e denigrata, la figlia di Ilenia Fabbri, all’epoca appena 21enne, era stata bersagliata su Facebook dai “leoni da tastiera” insieme all’allora fidanzata, Martina, la ragazza che peraltro fu testimone oculare dell’assassinio. Decine e decine di messaggi sul social network. Oltre 50 quelli consegnati dall’avvocato Veronica Valeriani alla polizia di Stato, chiedendo di risalire alle identità di tutti quegli utenti che, spinti dall’enfasi mediatica attorno alla drammatica vicenda, hanno scritto sentenze, giudizi morali e volgarità contro le due donne, alla velocità di un clic.
Tra gli autori, appunto, un 39enne nato a Forlimpopoli difeso dall’avvocato Annalisa Porrari, che l’avrebbe bollata come «smorfiosa», criticando l’atteggiamento all’epoca ancora incredulo sulla responsabilità del padre nel delitto: «perché non gli porta pure i cioccolatini? S’è scordata che ha ammazzato sua madre, seppur gliene freghi qualcosa a quella... Lo difende ancora, si vergogni”. E ancora, “Ergastolo”. La parola la si ripeteva su tre colonne nella bacheca di Nanni, seguita da un ulteriore commento: “A lui e alla figlia”.
Era il 30 marzo, e Claudio Nanni era stato arrestato solo a inizio mese. Uno choc per la ragazza, che fino ad allora aveva cercato di evitare interviste, fatta eccezione per qualche fugace dichiarazione televisiva nella quale aveva detto di credere alla verità fino a quel momento raccontatale dal padre. L’utente del social network non le aveva risparmiato offese becere legate anche ai suoi orientamenti sessuali, aggiungendo, «è ora che si svegli che ha 20 anni e dovrebbe essere un po’ più matura», definendola anche «un’oca figlia di papà».
Il processo per l’autore di questi commenti, residente ormai da tempo a Londra, è stato rinviato per verificare che effettivamente abbia ricevuto la notifica del procedimento che lo riguarda.
La coimputata invece, una 54enne imolese, che aveva messo in dubbio la sincerità della ragazza sostenendo che non fosse “così limpida” si è chiuso ieri raggiungendo un accordo risarcitorio tra le parti.