Faenza, il fango ha spazzato via la memoria della Bottega Gatti
FAENZA- Guardare i ragazzi che portano fuori dal capannone di via Silvio Pellico casse grondanti di fango è una scena che spezza il cuore: l’archivio storico della Bottega Gatti è andato quasi completamente perduto nell’alluvione, e con esso un secolo di memoria che riguarda la realtà ceramica manfreda fondata nel 1928 da Riccardo Gatti. La sede della Bottega, in via Pompignoli, è scampata all’acqua, ma i danni subiti dal materiale conservato in deposito sono una perdita incalcolabile, una ferita che brucia profondamente nella città della ceramica.
Ieri mattina una delegazione di Confartigianato ha fatto visita a Davide Servadei, co-titolare dell’attività con la sorella Marta e presidente regionale dell’associazione di categoria: ad ascoltare la sua disperazione c’erano anche il presidente nazionale Marco Granelli e il segretario regionale Amilcare Renzi, oltre al presidente della provincia Michele De Pascale. «Quando ho aperto il magazzino invaso da oltre un metro di acqua - racconta Servadei - mi sono sentito male. Non potevo credere a una tale devastazione». A lavorare incessantemente per liberare il capannone c’è anche il figlio Riccardo, 26 anni, che ormai da qualche anno affianca il padre nell’attività di famiglia. L’amarezza delle sue parole è profonda: «Non ci sono stati i dovuti avvertimenti quando era il momento e questa alluvione ci ha colto totalmente alla sprovvista. Ora stiamo cercando di salvare quello che rimane dell’archivio storico, ma almeno il 90% sarà da buttare. E la parte rimanente andrà restaurata, quindi un costo ulteriore. La Bottega è aperta dal ’28 e da qui sono passati tanti artisti lasciando una loro traccia: Luigi Ontani, Carla Accardi, Ilija e Emilia Kabakov, Mimmo Paladino. Questo è quello che resta della storia della nostra Bottega e della nostra vita: mia, di mio padre, di mio nonno». Nelle casse con scritto “Fragile”, lo storico logo una volta in bella vista e ormai deturpato dal fango, sono andate in pezzi numerose ceramiche, ma non solo: irrecuperabili anche la maggior parte dei bozzetti, dei quadri, delle opere d’arte.
Svanisce così in una notte di piena la straordinaria testimonianza storica di quella che è probabilmente la bottega di ceramica faentina più apprezzata in Italia e nel mondo, un’eccellenza dell’artigianato internazionale: dall’estro geniale di Riccardo Gatti nacque ad esempio il vaso delle Amarene Fabbri, con l’inimitabile logo a motivi liberty blu su sfondo bianco. E persino la regina Elisabetta volle per sé le raffinate maioliche siglate Gatti. Nel corso del ‘900, i grandi artisti che hanno voluto lavorare con la ceramica si sono rivolti proprio alla Bottega manfreda: una storia lunga quasi un secolo che era raccontata dal materiale conservato in archivio, un’altra storia sommersa dall’alluvione.