Eni apre al ritorno al nucleare

Ravenna

RAVENNA. Dal globale al locale: ancora una volta è da Ravenna che parte la riflessione su energia e sostenibilità. Dalle dinamiche economiche mondiali, agli effetti delle risoluzioni dei conflitti sul fronte russo ucraino e in Medio Oriente, al mix energetico tra gas, rinnovabili dove compare anche il nucleare, fino al ruolo strategico della città che accoglierà a breve il secondo rigassificatore, dopo quello di Piombino. Di questo e molto altro si è parlato ieri a Palazzo Rasponi dalla Teste, nel corso del convegno promosso dal Quotidiano nazionale con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini che chiede di destinare il rigassificatore, che entrerà in funzione nelle acque ravennati, alle aziende energivore. A preoccupare sono i dazi statunitensi, i costi energetici, in un quadro dove l’Italia importa nucleare francese per il 20% del proprio fabbisogno, formato da gas per quasi il 50%, dal 19% di rinnovabili e dal 3% di carbone. Ma l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, non dimentica di ricordare oltre al tema del Gnl, che dice «ha trasporti molto lunghi», le scoperte di gas nel Mediterraneo, davanti all’Egitto, che potranno essere una fornitura importante per l’Europa e che faranno, grazie a impianti di trasporto in condotte, di Ravenna una porta d’ingresso al vecchio continente e dell’Italia un paese di transito.

Per il presidente della Regione Michele De Pascale occorre un cambio radicale di mentalità e una strategia realista che parta dalla sicurezza nell’approvvigionamento e degli impianti, dalla competitività dei costi e dalla minor impronta di carbonio possibile. Da qui la nuova legge regionale sulle aree idonee per le rinnovabili e per l’eolico a terra, per le quali, lamenta, vige la stessa sindrome ‘Nimby’ per il gas. Mentre per l’eolico offshore il decreto ministeriale deve uscire da due anni e la tariffa incentivante ormai non è più attuale. «Penso che il nostro Paese contribuisca in minima parte al problema, ma qui ci sono capacità e le intelligenze per essere parte della soluzione con orgoglio». Quanto all’Emilia Romagna «ha già dato il suo contributo alla crisi energetica, senza però mai vedersi riconosciuti sconti in bolletta come per la Basilicata».

Se l’obiettivo per De Pascale è dare continuità al sistema delle rinnovabili, che al momento si garantisce con il gas, sul nucleare invita a un approccio laico «prima di imbarcare il paese in un dibattito lancinante su dove mettiamo le centrali che può diventare un’arma di distrazione di massa, bloccando per 10 anni investimenti sulle rinnovabili e sulle infrastrutture». Sul nucleare Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, è netto: «Abbiamo bisogno di tutto. Non dico che sia il dibattito principale, ma va fatto. Mettere le rinnovabili in alternative ad altre fonti è sbagliato, sono complementari. Sono un fan dell’elettrico, ma bisogna essere realistici. Bisogna parlare del nucleare, la Ue è allo stremo pensando che ci sia solo una soluzione».

Sul tema del gas in vista di un possibile superamento del conflitto russo ucraino Descalzi avverte: «Il problema dell’Ue è di pensiero, di strategia. Quando sei in mezzo a una crisi e agisci con slogan nel breve termine e con superficialità la tensione continua. Sull’energia l’Europa è piena di contraddizioni da 20 anni. Servono infrastrutture». Quanto al gas russo, non ci sarà una marcia indietro immediata, l’Eni ha fatto investimenti per 16 miliardi di euro, per compensare e sostituire la fonte, tra cui la nave rigassificatore che attraccherà a Ravenna, ed è «difficile che si possano togliere le sanzioni da un giorno all’altro. Al suo ritorno la Russia troverà un assetto differente in Europa».

E infine a puntare l’attenzione su Ravenna ci pensa il presidente di Abi e del gruppo bancario La Cassa, Antonio Patuelli, che ricorda l’accelerazione impressa negli ultimi anni a partire dal porto «non si vedeva una concentrazione di investimenti così dai tempi di Augusto imperatore». Una fase proattiva per l’unico porto della regione e per la città, dove si investe anche in formazione e cultura, e il pensiero corre subito all’università e al nuovo museo di Byron e del Risorgimento, ma occorre stringere sulle infrastrutture stradali e ferroviarie.

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