Droga da Albania e Olanda, maxi operazione in Veneto. Corrieri fermati e perquisizioni anche nel Ravennate

Ravenna
  • 16 novembre 2023

È di 19 misure cautelari personali (custodia in carcere per 14 persone e arresti domiciliari per altre cinque), altri 17 arresti in flagranza e oltre 420 chili di droga e beni e contanti per due milioni di euro sequestrati il bilancio dell’operazione antidroga che questa mattina ha portato, su delega della Procura di Venezia, all’esecuzione di due ordinanze del gip da parte di oltre 100 militari della Guardia di finanza di Padova, dello Scico e di altri reparti delle Fiamme gialle. Per tutti gli indagati, che come spiegano i finanzieri sono “65, principalmente albanesi e italiani”, l’accusa è di “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”. Uno degli arresti domiciliari, si legge in una nota, è stato eseguito in Germania “attraverso l’emissione di un mandato di arresto europeo”, mentre tre indagati, che al momento dell’esecuzione si trovavano in territorio albanese, sono stati arrestati dalle Forze di polizia di quel Paese. Sono inoltre in corso “numerose perquisizioni nelle province di Treviso, Venezia, Monza Brianza e Ravenna”. Durante le indagini, dettagliano poi le Fiamme gialle, “sono stati acquisiti riscontri a quanto emerso dalle intercettazioni, che hanno portato all’arresto di 17 corrieri nelle province di Ancona, Arezzo, Bari, Bergamo, Bologna, Modena, Novara, Ravenna, Udine, Venezia e Verona e al sequestro di oltre 420 chili di cocaina, eroina, hashish e marijuana, per un valore stimato al dettaglio di oltre 34 milioni di euro”. La droga, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, “proveniva dall’Olanda, attraverso la Germania, e dall’Albania”, per essere venduta in Italia. Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, il promotore del sodalizio criminale sarebbe un albanese residente a Ponte di Piave, in provincia di Treviso. I provvedimenti cautelari sono il risultato di un’indagine avviata nel 2020 e delegata al Nucleo di Polizia economico-finanziaria e al Gruppo di Padova, con il supporto dello Scico e il coordinamento della Direzione centrale per i servizi antidroga. All’origine degli accertamenti, spiegano le Fiamme gialle, ci sono “l’arresto di un uomo albanese e una donna italiana, fermati a Padova nel gennaio 2020, e il sequestro di due chili di eroina trovati nella loro auto”. Le successive verifiche - sviluppate sulla base dell’analisi dei tabulati delle utenze telefoniche di “persone sospettate di essere contigui ai due arrestati” e di “numerosi servizi di osservazione e pedinamento” - hanno permesso di “ricostruire la filiera del narcotraffico, accertandone la provenienza da soggetti albanesi stanziati in Veneto, in grado di rifornirsi di ingenti quantitativi provenienti da Albania e Olanda”. Grazie a “intercettazioni ambientali e telefoniche, installazione di telecamere e sistemi elettronici di tracciamento” sono poi stati acquisiti elementi a carico di alcuni albanesi “operanti tra le province di Treviso, Venezia e Padova e che sarebbero dediti all’approvvigionamento e alla distribuzione di grosse quantità di droga in tutta Italia”. Oltre a questo, sono stati individuati “numerosi corrieri, che contanti e droga in doppi fondi realizzati nei loro automezzi, facendo la spola tra Italia, Albania e Germania, e due basi logistiche nei Comuni veneziani di Eraclea e Musile di Piave, adibite allo stoccaggio della droga”. La stessa organizzazione si avvaleva, inoltre, di “telefoni cellulari criptati di provenienza albanese, dotati del sistema di messaggistica istantanea Matrix e utilizzati per curare la logistica e la movimentazione della droga”. Le chiavi di cifratura del sistema di comunicazione, sottolineano i finanzieri, “non consentivano di intercettare le conversazioni tra gli utenti, che erano muniti di appositi codici per eventuali contatti”, e proprio attraverso questa piattaforma “l’associazione sarebbe stata in grado di gestire, in maniera sicura, gli ordini ricevuti dai clienti stanziati anche in Regioni del Sud Italia (Puglia, Calabria e Lazio), e ricercare autisti disposti ad effettuare le consegne, impiegando auto con intercapedini accessibili tramite sofisticati congegni elettronici”. La Procura di Venezia ha disposto, infine, degli accertamenti patrimoniali, svolti con l’aiuto dell’applicativo informatico Molecola dello Scico. Grazie a questi controlli sono stati individuati “i beni riconducibili ai principali indagati, per un controvalore stimato di un milione di euro circa, tra cui una società svizzera di produzione e coltivazione di canapa, intestata formalmente alla moglie del capo del sodalizio”, oltre a “sette immobili e diverse auto di pregio, che sono stati sottoposti a sequestro preventivo”.

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