Deposito gnl al porto di Ravenna: l’azienda vuole vaporizzarne una quota e immetterla in rete
RAVENNA - L’aumento dei prezzi dell’energia è stato un problema anche per il deposito di Gnl inaugurato solo 3 anni fa al porto di Ravenna vicino alla centrale Teodora di Porto Corsini. Ma soprattutto a rappresentare una difficoltà per l’impianto è la scarsa domanda, per ora, di gas naturale liquefatto per il rifornimento delle navi, una delle linee di business del progetto. Così in estate l’azienda Depositi Italiani Gnl Spa (partecipata da Pir, Edison e una società spagnola) ha chiesto un’implementazione: realizzare un impianto che permetta di vaporizzare il gas e immetterlo in rete. Da parte degli enti locali sono arrivati nei mesi scorsi le richieste di integrazioni al progetto, in fase di valutazione da parte del Ministero.
Questo il nucleo centrale della questione, secondo la relazione presentata dall’azienda: «Nel progetto di realizzazione del deposito esistente era stato previsto che una quota parte del Gnl ricevuto fosse distribuita tramite navi di piccole dimensioni (bettoline), al fine di rifornire le navi in transito nel porto di Ravenna. Ad oggi le attività di carico delle bettoline non sono ancora state avviate, poiché non si sono ancora concretizzate richieste di mercato specifiche in tal senso». La movimentazione di Gnl in uscita è pertanto «inferiore rispetto alle previsioni progettuali originarie». C’è però un problema non da poco: il gas si mantiene in fase liquida a -161 gradi centigradi. Perciò tenerlo stoccato in questo stato comporta un’incidenza dei costi energetici «decisamente significativa» per mantenere questa temperatura. La possibilità di vaporizzare una parte del gnl stoccato in Deposito va perciò «anche nella direzione di ottimizzare il bilancio energetico». Più avanti la relazione spiega che si tratterà di «un’attività riguardante una quantità marginale rispetto ai volumi movimentati dal deposito». Se dovesse poi decollare la richiesta di rifornimento delle navi la quota di gas immesso in rete dovrebbe diminuire ulteriormente.
Gli enti locali hanno presentato tra luglio e settembre le loro richieste di integrazione al progetto. La Regione ha chiesto uno studio che riguarda le emissioni di ozono in atmosfera. Il Comune da parte sua ha fatto presente che la conformità urbanistica dell’intervento è subordinata «alla verifica che le aree di danno risultanti dal nulla osta di fattibilità siano compatibili con quanto previsto dal Rue». Da Palazzo Merlato è arrivata anche la richiesta di dettagliare il progetto riguardante la zona di allaccio alla rete del gas (prevista in un’area attualmente utilizzata come parcheggio) e alcune questioni legati ai confini con le altre proprietà. Inoltre «fermo restando la valutazione e la procedura autonoma in carico al Comitato Tecnico Regionale» il Comune ritiene opportuno «evidenziare sin dalla presente fase la necessità di una descrizione approfondita degli impatti sulla matrice salute pubblica e sui rischi relativi ai fini delle valutazioni degli enti competenti».