Si conoscevano da tempo. Uno aveva problemi con l’ex moglie, l’altro era appena uscito di prigione. Amici su Facebook, erano uniti dalla passione per le motociclette e - pare almeno dalla scorsa estate - anche da un patto segreto per commettere il delitto perfetto. L’omicidio di Ilenia Fabbri, tuttavia, è un dramma costellato di passi falsi. Inciampi di un mandante sbadato e di un sicario inesperto, che ieri hanno portato all’arresto di Claudio Nanni, 54enne ex coniuge della vittima, e di Pierluigi Barbieri, pluripregiudicato di 53 anni originario di Cervia ma residente nel Reggiano. È quest’ultimo il tassello mancante del delitto di via Corbara a Faenza; sarebbe lui il killer che il 6 febbraio si è introdotto in casa della 46enne per aggredirla e infine sgozzarla nella cucina della tavernetta. Trascorse ormai quattro settimane, le prove raccolte grazie a un’indagine frenetica coordinata dal procuratore capo Daniele Barberini e dal sostituto procuratore Angela Scorza, non lasciano spazio a dubbi: l’ex marito della vittima - indagato per omicidio pluriaggravato in concorso - avrebbe chiesto al conoscente di uccidere la donna. Gli avrebbe fornito le chiavi della porta del garage dell’abitazione, e avrebbe organizzato la “gita” con la figlia per comprare un’auto a Osnago, nei pressi di Lecco, per procurarsi un alibi ed essere sicuro che Ilenia fosse in casa. Di fronte agli agenti che ieri notte lo hanno tirato giù dal letto non avrebbe fatto mistero di quella conoscenza poco limpida, ribattendo: «Ma queste cose ve le ha dette lui?».
36 contatti poi il silenzio
Nanni sarebbe «un mandante-basista-cooperatore materiale». Con queste parole il giudice per le indagini preliminari Corrado Schiaretti inquadra nell’ordinanza di custodia cautelare la posizione dell’ex di Ilenia. A suffragare tale ipotesi sono ben 36 contatti in cinque mesi con Barbieri, intensificatisi a gennaio con quattro precise telefonate che hanno portato ad almeno due incontri “congelati” dalle celle telefoniche e dalle telecamere tra via Corbara e il distributore di benzina accanto all’autofficina di via Forlivese, gestita dal 54enne. Singolare, rimarca il gip, che dopo l’omicidio di Ilenia, nei successivi due mesi non ci sia stato più alcun contatto.
I passi falsi di Nanni
Descritto dai familiari come una persona, introversa, altruista e sincera, difeso a spada tratta dalla figlia, il ritratto psicologico che il gip delinea dell’ex marito della 46enne è invece quello di «un uomo avido, paranoico del controllo, privo di scrupoli quando si tratta di definire questioni di denaro». Interrogato, aveva detto agli inquirenti della squadra Mobile: «Non ho idea di chi potesse avercela con Ilenia». Aveva ragione: nessuno, tranne lui. Ne sarebbero prova le ripetute minacce di morte, dirette e indirette che si protraevano almeno dal 2018, dopo la separazione. La denuncia per maltrattamenti che lei aveva sporto nei suoi confronti l’anno precedente era stata archiviata, ma per l’aggressione durante la quale le aveva messo le mani addosso, lui aveva ricevuto un decreto penale di condanna.
La bugia sulla causa di lavoro
Nanni si sarebbe tuttavia tradito davanti agli inquirenti, dicendo di avere risolto le questioni economiche con la ex già anni prima. Si riferiva forse alla causa per la casa acquistata per oltre 300mila euro, andata al 99 per cento a lei. Perché allora non dire del contenzioso avviato nel 2019, nel quale Ilenia gli chiedeva 500mila euro per gli anni di lavoro nell’autofficina da lui gestita e per la collaborazione nella gelateria al centro commerciale Le Maioliche? Quella pretesa lo aveva fatto sbottare in più occasioni. Due le donne con le quali aveva avuto una relazione che hanno messo a verbale le sue parole: «Mi vuole rovinare, prima o poi le mando qualcuno». Una frase proferita - così avrebbero giurato - mentre «era serio, non stava ridendo». Ilenia ne era consapevole. «Se mi ammazzano sappiate che è stato Claudio», aveva detto confidando le proprie paure. Timori che l’avevano portata lo scorso dicembre a informarsi dall’avvocata civilista di Forlì per fare testamento e intestare tutto alla figlia. Per il gip, il movente - questo in particolare - «è un faro» che «indirizza nella direzione del colpevole».
La chiave e la testimone oculare
La luce dei sospetti si è fatta abbagliante dopo la testimonianza del titolare di una ferramenta, che ha informato gli inquirenti riguardo due duplicati richiesti da Nanni per una comune chiave, riconoscendone la compatibilità con il modello che apriva la porta del garage di via Corbara. Si ipotizza che una delle due sia finita nelle mani di Barbieri. Uno sconosciuto per Ilenia («Chi sei, che cosa vuoi?», le sue ultime parole), che non aveva però previsto la presenza in casa della fidanzata della figlia, rimasta lì a dormire dalla sera precedente e divenuta testimone oculare dell’omicidio. È la sua la descrizione del killer che ha trovato conferme nei tratti fisiognomici del 53enne. Quell’amico del padre di Arianna dal passato torbido, sparito dopo la tragedia.