De Pascale al Governo: “Mi spiegate perché il commissario post-alluvione debba essere per forza un militare?”
Sul tema alluvione, il presidente della Regione Michele De Pascale aspetta segnali dal Governo: “Non passerà giorno senza che si affronti questo tema, questo posso garantirlo. Però ci serve un salto di qualità, vogliamo spingere sull’acceleratore per aumentare la nostra capacità di azione sul territorio e lo dico indipendentemente dalle scelte che farà in futuro il Governo. Regione e amministrazioni locali vogliono essere protagonisti di uno scatto per la manutenzione del territorio. E ce la faremo, ve lo assicuro. Quello che ci preoccupa è la messa a terra delle tante opere che ci riguardano, sono opere di grandi dimensioni per circa 90 milioni di euro. Ci sono almeno 800 progetti iper-prioritari e per queste opere o cambia radicalmente lo schema di relazione e il lavoro di squadra col commissario non saremo in grado di provvedere per tempo a questi interventi. Il rischio è che i tempi siano drammaticamente lunghi”.
“Il commissario? Se non devo essere io, almeno sia un tecnico”
De Pascale continua analizzando il tema dei lavori e quello del commissario: “Per una cassa di espansione i tempi attuali sono 6-7 anni, serve un cambio di passo a tutti i costi. Serve un cambio di passo a tutti i costi. Sento tanti nomi sul commissario, con la caratteristica costante delle stellette... io non commento le indiscrezioni, ma non avendo ricevuto telefonate dalla Presidenza del Consiglio, ribadiamo la nostra posizione: qui si deve cambiare tutti e prendersi la responsabilità del cambiamento. Io ci metto la faccia ed è una sfida che implica il rischio di fare brutta figura, ma ho il dovere nei confronti della comunità”.
Il presidente della Regione rincara la dose: “Non capisco la figura di un militare come commissario. Figliuolo ha fatto un buon lavoro sulla campagna vaccinale, ma qui passa il messaggio che davanti alla gestione delle emergenze, la Repubblica si affida a un membro di gestione della difesa. La ricostruzione è fatta di indennizzi e opere di riqualificazione, non capiamo il nesso con un membro della Difesa. Mi unisco a quanto detto da Elena Ugolini: se non devo essere io il commissario, almeno si nomini un tecnico della materia e soprattutto non si gestisca tutto da Roma, quello è stato un errore oggettivo. Dateci una struttura con sede in Emilia-Romagna guidata da una struttura competente”.
Il dialogo con il Governo
Con il Governo il dialogo si è raffreddato? “Fin dal primo giorno abbiamo detto che quella della Regione è una disponibilità e non una richiesta a gestire la struttura commissariale. Noi vogliamo che ci sia lavoro di squadra e collaborazione stretta tra Governo e Regione, senza il giochino di scaricarsi delle responsabilità. Io penso che serva un ingaggio diretto Governo-Regione. In questi giorni mi sono sentito e ci sono stati messaggi, oggi non ho nessuna intenzione polemica, anche perché la procedura prevede che prima di nominare il commissario, prima si sentano le tre regioni coinvolte (Emilia-Romagna, Marche e Toscana, ndr). Se il Governo ritiene che la Regione abbia sbagliato in qualcosa, ce lo dica: sediamoci in un tavolo e proviamo tutti a fare meglio. Non si può ripartire da cose che non hanno funzionato”.
E se Meloni nominerà come commissario un altro militare, De Pascale cosa farà? “Se non avremo rassicurazioni sulle competenze e sul cambio di schema, non potremmo che dare un giudizio negativo. Se c’è una condivisione, si condividono le responsabilità. Se il Governo vorrà fare tutto da solo, dovrà assumersene la responsabilità”.
Vuole proporre lei un nome per il commissario? “Meglio che non lo faccia io, altrimenti sarebbe un nome subito bruciato... di sicuro vorrei un tecnico”.
La Bolkestein e le spiagge
Sulla Bolkestein e il futuro delle spiagge, il 2025 come si prefigura? “Qui il margine operativo lasciato alle Regioni è prossimo allo zero. Chiederemo al Governo due cose: un indennizzo vero e reale al concessionario che dovesse perdere la concessione e la possibilità delle Regioni e dei Comuni di avere più margine per fare evidenze più adatte al territorio. Tra la riviera romagnola e le spiagge del sud ci sono situazioni diverse che vanno affrontate con bandi specifici. Ad oggi nessuna di queste due tematiche è prevista dalla normativa nazionale”.