Dal sindaco di Bologna un messaggio a De Pascale: “Troppo cemento in Emilia-Romagna? La Regione dovrà lavorarci” VIDEO
Quello dell’eccessivo consumo di suolo “è stato uno degli argomenti più dibattuti nella campagna elettorale insieme alla sanità. Abbiamo già detto che questo nuovo mandato regionale dovrà lavorare in questa direzione e il presidente Michele De Pascale lo ha richiamato”. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, commenta così il rapporto Ispra che mostra un aumento del cemento in Emilia-Romagna e in particolare consegna un verdetto negativo sul territorio di Ravenna. “Noi come Bologna da tempo ci siamo messi avanti, perché siamo tra le aree delle grandi Città metropolitane che di più stanno facendo contro il consumo di suolo”, aggiunge Lepore, oggi a margine di una conferenza stampa: “Sicuramente nel mio mandato abbiamo fatto scelte molto importanti su questo e credo che dovremo continuare in questa direzione”.
Legambiente: “L’Emilia-Romagna ha fallito”
L’Emilia-Romagna continua a essere maglia nera per il consumo di suolo e questo “dimostra la totale inefficacia” della legge urbanistica regionale. A dirlo è Legambiente Emilia-Romagna, commentando i dati contenuti nel rapporto annuale di Ispra pubblicato ieri. “La nuova Giunta si impegni a una revisione del testo - sollecitano dunque gli ambientalisti- partendo dall’adozione della proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato ormai quasi due anni fa”. La legge urbanistica regionale, che aveva l’obiettivo proprio di ridurre il consumo di suolo, è in vigore dal 2017. Eppure da allora “l’Emilia-Romagna continua a impermeabilizzare il suo territorio a ritmi vertiginosi- punta il dito Legambiente- dall’indagine emerge infatti come sia in valori percentuali che assoluti la nostra regione si ponga ben al di sopra della media nazionale per suolo artificializzato. Ha la percentuale più alta a livello nazionale (52%) rispetto al consumo di nuovo suolo in aree a pericolosità idraulica media. E ha consumato altri 7,5 ettari in aree a pericolosità da frana molto elevata, nonostante quanto accaduto negli ultimi 18 mesi suggerisca invece la necessità di una importante inversione di tendenza”. L’Emilia-Romagna inoltre registra “il valore più elevato di consumo di suolo dovuto a nuovi cantieri e infrastrutture, sia in termini di impermeabilizzazione (19.000 ettari) che in termini di incremento rispetto al 2022 (+361 ettari)”. A livello comunale, Ravenna in un anno “ha incrementato la sua superficie consumata di altri 89 ettari- sottolinea ancora Legambiente- ponendosi tra i primi tre Comuni a livello nazionale per consumo di suolo, subito dopo Uta, in provincia di Cagliari, e Roma”.
Questa crescita del cemento nel ravennate è dovuta soprattutto “alla realizzazione di nuovo residenziale e agli accantieramenti nell’area portuale per la realizzazione della nuova Zona di Logistica Speciale”. Ravenna detiene anche il primato di consumo di suolo a livello regionale, seguita da Reggio Emilia (+43 ettari rispetto al 2022) e Forlì (+36 ettari). Tra i capoluoghi di regione Bologna si classifica al quarto posto a livello nazionale, con +21 ettari rispetto al 2022, subito dopo Roma (+71), Cagliari (+26) e Venezia (+23). Tutti questi numeri, ribadisce Legambiente, dimostrano “tutta l’inefficacia” della legge regionale urbanistica. “La presenza di diverse scappatoie e l’inazione della Regione nella realizzazione dei Piani territoriali- attaccano gli ambientalisti- hanno consentito ai Comuni di continuare a consumare suolo. Nemmeno le quattro alluvioni che hanno colpito la nostra Regione sembrano averci insegnato qualcosa, se ancora ci sono in previsione la realizzazione di nuove strade e autostrade, poli logistici, ipermercati”. Per questo Legambiente rinnova la richiesta alla Regione di un “cambio di rotta deciso, con la discussione e approvazione in Assemblea legislativa della legge di iniziativa popolare sul consumo di suolo, presentata ormai quasi due anni fa, una pianificazione regionale per quanto riguarda la logistica, una semplificazione per la riqualificazione di aree già impermeabilizzate e soprattutto il mantenimento delle misure penalizzanti per quei territori Comuni ove ancora non ci sarà un che non avranno approvato il Pug 31 dicembre 2024”.