Coronavirus Ravenna, il sindaco propone la "tregua elettorale"

RAVENNA - La scia di morti che il coronavirus si è portato dietro negli ultimi mesi è vista da Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e presidente della Provincia, con preoccupazione soprattutto per quanto riguarda la situazione nelle residenze per anziani. Nella consapevolezza della contagiosità del virus, il sindaco legge i dati molto alti dei contagi di ottobre e novembre anche con la consapevolezza di un contact tracing che a Ravenna ha sostanzialmente tenuto.

Sindaco, la situazione delle case di riposo sembra critica. Come se lo spiega?

«I dati dei decessi di questa seconda ondata sono molto alti e nelle case di riposo è morto quasi il 40 per cento delle vittime, circa 80 persone. Nella prima ondata le nostre strutture sono state toccate meno rispetto alla prima fase dell’epidemia. Ciò ha portato ad una minore immunizzazione tra gli ospiti e purtroppo a questo alto numero di vittime. In generale poi l’età media della provincia di Ravenna è molto alta, perciò un virus in forte circolazione ha come conseguenza molti morti».

Non sarebbe il caso di rivedere i protocolli di sicurezza delle strutture per anziani?

«Il servizio di assistenza agli anziani non può essere portato avanti con il distanziamento, per questo un virus così contagioso trova in quest’ambito una maggiore diffusione. Poi certo, possiamo farci delle domande sul fatto che le piccole case famiglia siano pronte ad affrontare una situazione del genere, forse no, ma voglio sottolineare che anche nelle strutture più grandi ci sono stati problemi. Bisogna resistere almeno fino a gennaio, quando inizierà la campagna vaccinale, sapendo che la situazione in questi ambiti è difficile».

Il numero di contagi sul territorio resta molto alto, che ne pensa?

«I casi ci sono, è innegabile. Ma è importante ricordare l’alto numero di asintomatici non per minimizzare la gravità dell’epidemia ma per sottolineare il grande lavoro di contact tracing svolto dall’Ausl Romagna che è riuscita a portare avanti un lavoro importante di mappatura del contagio».

Intanto le misure vengono allentate, lei è d’accordo con quanto deciso dal governo?

«Penso che questa fase “gialla” con qualche paletto in più sia tutto sommato adatta al momento. Ho perplessità sul divieto di spostamento a Natale tra Comuni, forse deciso da chi vive in grandi città e non ha ben chiara la situazione nell’Italia delle province. Una limitazione più consona sarebbe stata quella dei confini provinciali e nei comuni limitrofi fuori provincia».

Teme assembramenti nei negozi?

«Parliamoci chiaro: le foto delle persone in via Cavour non mi stupiscono né mi preoccupano. Se i negozi e ristoranti aprono, le persone ci vanno ed è inutile polemizzare su questo. Il tema vero è se le persone rispettano le regole sanitarie, cioè distanza e mascherina. Certo, se qualcuno – anziani in primis – può evitare di andare a fare compere di sabato prediligendo gli altri giorni della settimana è meglio. Aprire i negozi e poi chiedere che la gente non li frequenti però non mi sembra abbia molto senso. Dico tutto questo con una premessa però: dobbiamo continuare ad essere molto prudenti in modo da arrivare alla campagna vaccinale evitando una terza ondata».

Lei si avvia al voto da candidato in una fase molto difficile. Come pensa di gestire questo passaggio?

«Saremmo dovuti partire a novembre ma non era il caso: ho il compito istituzionale di guidare la città e cominciare ora la campagna elettorale non sarebbe stato giusto. Detto questo: è inevitabile che prima o poi il tema delle elezioni si affiancherà a quello dell’epidemia e ci sarà un momento in cui correranno paralleli. Data la grande collaborazione che nella prima fase, e anche ora, si è instaurata con le forze d’opposizione sull’epidemia – a differenza di quanto avvenuto a Roma – mi piacerebbe che l’emergenza fosse tenuta fuori dalle esasperazioni, in un senso o nell’altro, della campagna elettorale. Per questo proporrò alle forze di minoranza in Comune di sottoscrivere un documento condiviso in tal senso: confrontarsi su tutti i temi della città e lasciare fuori dalle elezioni l’emergenza».

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