Carlo e Camilla a Ravenna: la vigilia speciale di una città tornata al centro del mondo

«E allora uscimmo a riveder le stelle». Con queste parole, dette in italiano citando l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia, re Carlo III ha chiuso il discorso di ieri in Parlamento, partendo dalle relazioni tra Italia e Regno Unito, per arrivare a Dante, passando anche per Ravenna, nominata per ben due volte. «Le nostre culture continuano ad avere un impatto reciproco enorme - ha sottolineato - e domani (oggi, ndr) avrò la fortuna di constatare tutto ciò a Ravenna, dove Byron è ricordato con affetto insieme a Dante e dove potrò ammirare i meravigliosi mosaici bizantini di quella splendida città».
Non solo la storia e la bellezza della città sono citate nel discorso del re, ma anche il suo importante ruolo nella Seconda guerra mondiale. «A Ravenna avrò il grande onore - ha aggiunto a Montecitorio - di commemorare l’ottantesimo anniversario della Liberazione di quella provincia assieme al presidente Mattarella. In quanto capo del Commonwealth, avrò lo speciale privilegio di ricordare il ruolo indispensabile svolto dalle forze armate britanniche e canadesi e di altre nazioni alleate».
Non solo storia, cultura e letteratura, la visita dei Reali a Ravenna avrà anche risvolti più “leggeri”, legati in particolare alle tipicità gastronomiche emiliano-romagnole. Attento alla sostenibilità, Carlo - oltre a Federico Marchetti, l’imprenditore ravennate nominato presidente della Fashion task force - incontrerà in piazza del Popolo il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, che sarà insieme ai volontari e alla presidente Barbara Nappini allo stand allestito in centro. Si tratterà di un’occasione per testimoniare la vicinanza ai produttori colpiti dall’alluvione ed esaltare alcune tipicità come il sale di Cervia, il culatello Spigaroli di Parma (eccellenza che fa già parte dei prodotti inseriti nella fornitura per la Casa reale), l’anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio, il carciofo moretto di Brisighella (prodotto autoctono esclusivamente della Romagna, utilizzato anche in campo medico) e la pesca dal buco incavato, altra variante salvata da alcuni contadini locali nella zona della Bassa Romagna.
L’enogastronomia potrà quindi fare anche da traino turistico accanto ai monumenti, anche se però non mancano le polemiche, provenienti dalla sezione ravennate di Italia Nostra, che segnala la morte di centinaia di rospi smeraldini negli scavi di Santa Croce. Quando l’acqua è stata rimossa sembra che sia avvenuta una “strage” di questi animali, con l’associazione ambientalista che sottolinea che «la morte dei rospi è un reato, in quanto la specie è protetta da leggi regionali e internazionali. La causa è l’incuria e la gestione inadeguata dell’area, con gli scavi che sono stati svuotati dalle acque presumibilmente a causa dello zelo spazzino che in questi giorni travolge la città per la visita di illustri ospiti».