Cara e poco omogenea, i nodi della Tari. A Ravenna in due anni rincari superiori al 6,5%
Disomogenea, sempre più cara e con un servizio che richiede sempre più impegno agli utenti. La Tari - la tassa sui rifiuti applicata dai Comuni - fa discutere ancora di più da quando, con l’introduzione della raccolta porta a porta in provincia, famiglie e imprese si devono districare tra differenziata e calendari dei ritiri. Questo tipo di raccolta dovrebbe portare, in futuro, anche all’introduzione della tariffa puntuale. Tradotto: si paga in basa al consumo effettivo, con sconti per chi più differenzia. E invece gli utenti si sono trovati i bidoncini in casa e il solito vecchio bollettino della Tari nella buchetta, il cui importo è composto da parte fissa (euro su metro quadro dell’abitazione) e variabile, in base al numero dei familiari. Nel frattempo le tariffe sono aumentate, e non di poco. Già tra il 2021 e il 2022 la Uil Nazionale aveva elaborato uno studio che evidenziava un aumento del 6,5% per una famiglia ravennate media di 4 persone. La media italiana è del 7,7%. Immaginando un appartamento di 80 metri quadri questo nucleo familiare, secondo i conti della Uil, si sarebbe trovato a pagare 282 euro e spicci, 17 in più rispetto all’anno prima.
Nel 2023 c’è stato un ulteriore aumento. Dalle tabella pubblicate sul sito di Ravenna Entrate pare evidente la corsa della tariffa nel biennio: se nel 2021 un single ravennate pagava 75,4 euro di tariffa variabile, ora ne paga 10 in più a cui aggiungere 0,5 euro a metro quadro. Una famiglia di 4 persone paga quest’anno 214 euro contro i 189 di due anni fa. In questo caso si aggiungono 0,78 euro al metro quadro. Anche a Lugo nei giorni scorsi le polemiche non sono mancate con la lista civica “Per la Buona politica” che punta il dito contro aumento del 15% deliberato dall’Amministrazione comunale.
Tariffe disomogenee
Ma il punto, sollevato in questo caso da un confronto di Confartigianato, è anche quello della differenza tra le tariffe. Ogni Comune ha la sua e così capita che un ristoratore di Fusignano paghi quasi 3 euro in meno a metro quadro di uno di Alfonsine: 20 euro contro 23. Le disomogeneità valgono per tutte le categorie e non c’è un solo territorio che abbia la Tari uguale ad un altro. Un altro esempio? Un bar di Ravenna paga poco più di 17 euro a metro quadro, uno a Casola Valsenio arriva a 24. «Va sottolineato - fa notare inoltre Confartigianato nel suo rapporto - che a seguito dell’alluvione solo il Comune di Ravenna esenterà dal pagamento della Tari le imprese che hanno fatto domanda di ristoro alla Camera di Commercio». Anche per le imprese la Tari è aumentata ovunque nel 2023 e anche in questo caso gli aumenti sono estremamente disomogenei. Secondo il rapporto Confartigianato gli aumenti sono soprattutto nel Faentino, specie a Faenza e a Castel Bolognese dove dal 2022 al 2023 la Tari è aumentata per alcune categorie di oltre il 10%, con rincari che quasi per tutte le attività prese in esame si avvicinano alla doppia cifra.