Bulldog blu con falsi pedigree per vip e calciatori, da Ravenna l’inchiesta si allarga: emessi 6 ordini di cattura

Li spacciavano come cuccioli di razza, venduti naturalmente a prezzi di mercato da pedigree, anche oltre i 3mila euro. Occhi azzurri, manto grigio-blu, e una sfilza di vip in buona fede, contattati e convinti a promuovere la vendita in Italia. Si trattava però di esemplari importati dall’estero in maniera illecita, dalle sembianze simili a quelle del bulldog francese ma in realtà privi di alcun valore commerciale. Il business è andato avanti per anni, fino al sequestro, nel 2020, del sito “I cuccioli di Carlotta”, indagando inizialmente i due principali rappresentanti dell’attività, il 39enne romano Paolo Pecoraro e la compagna coetanea slovacca Katerina Beresova. Ora, su richiesta del sostituto procuratore di Ravenna Marilù Gattelli, il giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti ha emesso un ordine di cattura che li contempla, insieme ad altre quattro persone, accusando tutti di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico illecito dei piccoli quadrupedi, oltre alla frode in commercio. Mentre i primi due fanno parte del ramo per così dire slovacco dell’organizzazione, gli altri tre sono di origine partenopea, marito e moglie di 41 e 43 anni e un altro coetaneo napoletano. Il sesto indagato è invece un italiano residente all’estero, ora ricercato dal servizio per la cooperazione di polizia Divisione Sirene.
La “variante esotica”
L’inchiesta condotta dal Raggruppamento Carabinieri Cites - Soarda, Nucleo Carabinieri Forestali e Squadra Mobile della Polizia di Stato di Ravenna, prese il via dal capoluogo bizantino e verso la fine del 2018, quando a Cervia andò a segno la prima di una lunga serie di vendite contestate nelle circa 400 pagine dell’ordinanza. L’associazione promuoveva la cosiddetta “variante esotica”, razza inesistente e caratterizzata da manto grigio, blu, lillà, colorazioni che non sono contemplate dagli standard di razza fissati dalla Federazione Cinologica Internazionale. Li importavano illegalmente da un allevamento in Slovacchia, e sempre nel Paese dell’Est Europa, in località Nitra, avevano registrato la sede legale della società “I cuccioli di Carlotta s.r.o.”. Qui però gli uffici erano deserti, in un edificio risultato dismesso.
I vip come testimonial
La promozione, invece, procedeva a gonfie vele. Sito internet, social network, e personalità del mondo dello sport e dello spettacolo, come Federica Pellegrini, Francesco Totti e Radja Nainggolan, che ignari delle modalità di importazione e vendita illegali prestavano il proprio volto.
E proprio vedendo l’allora campionessa di nuoto affacciarsi sui social con il musetto del cucciolo in mostra, la figlioletta di un noto albergatore cervese aveva convinto il padre a comprarle un esemplare simile. Prezzo d’acquisto 2.300 euro per un maschio scelto tra l’altro da una cucciolata. Alla consegna, il venditore si era presentato a bordo di una Mercedes, risultato essere uno dei veicoli utilizzati dalla coppia per fare avanti e indietro tra Italia e Slovacchia.
L’Ente finto per bypasare l’Enci
Non solo i cani non avevano alcun pedigree ufficiale del Paese d’origine né dell’Ente nazionale Cinofilia Italiana, l’unico abilitato per legge a emettere i certificati tramite il direttore generale responsabile dell’Ufficio centrale del libro genealogico dell’Enci.
Gli indagati avrebbero anche creato un’associazione fittizia che si spacciava come parallela all’Ente ufficiale, parte di un’altra realtà associativa inesistente chiamata “Kennel Club Wdf” ricondotta a una famiglia partenopea, rilasciando tale “Pedigree Icbd - Club italiano cani di razza”. Tutto parte di un articolato e ben costruito inganno commerciale che assicurava tra l’altro garanzie sulla possibilità di partecipare a manifestazioni cinofile internazionali.
La salute dei cuccioli
Altro aspetto considerato nell’inchiesta riguarda le condizioni dei cuccioli e i rischi sanitari corsi durante l’importazione e non solo. Perché oltre alla necessaria vaccinazione e alla copertura antirabbica, gli esemplari venivano trasportati in modalità non idonee, sottratti anzitempo dalle fattrici e con possibili danni alla loro salute, dovuti in astratto ancha agli incroci effettuati per rendere quel particolare aspetto spacciato come valore aggiunto, sul quale pende anche l’ombra della manipolazione genetica.