Bloccato con moglie e figli in Iran in attesa dell’ambasciata per tornare a Russi
Toyre Alaye è bloccato con la sua famiglia da due mesi a Teheran. Sogna di poter tornare a Russi, ma non ha ancora ricevuto il via libera dall’ambasciata italiana. Vive in Italia dal 2016; è nato in Afghanistan, ma è dovuto fuggire lasciando la sua famiglia nel Paese d’origine. Per lui era diventato un luogo pericoloso. Prima del ritorno dei Talebani aveva infatti lavorato come guardia del corpo di un personaggio inviso al regime.
In questi anni Toyre ha conquistato in Romagna una solidità professionale ed economica. Ha trovato lavoro a Russi e due mesi fa è partito per Teheran con un obiettivo: rivedere sua moglie e i suoi tre figli e portarli con sé in Italia. La Prefettura di Ravenna gli ha rilasciato le carte indispensabili per il ricongiungimento familiare. Una volta ottenuti ha preso l’aereo per raggiungere i suoi cari in Iran. «Dopo tanto tempo sono riuscito a rivedere la mia famiglia - racconta -. Ci siamo incontrati all’aeroporto di Teheran, è stata un’emozione fortissima. Mia moglie e i miei figli sono giunti dall’Afghanistan, dove l’ambasciata è chiusa ed è stata ricollocata a Doha in Qatar».
La gioia per essere di nuovo con i suoi cari si scontra con una situazione complicata: «Pur avendo tutti i documenti in regola non possiamo lasciare Teheran per raggiungere Russi, ci serve il visto dell’ambasciata italiana in Iran - racconta Toyre -; attendiamo da due mesi di essere ricevuti, affinché si completino le ultime procedure burocratiche. Sono settimane non facili e ogni giorno che passa siamo più in difficoltà. A Teheran la vita per gli stranieri non è semplice. Paghiamo un affitto altissimo e ormai sono due mesi che siamo in attesa di un appuntamento. Senza il visto, che deve essere rilasciato dall’ambasciata, non possiamo tornare in Italia. I miei figli sono spaventati, hanno paura a girare per le strade di Teheran. Ci sono stati anche dei bombardamenti qui vicino. Mio figlio minore ogni volta che vede un aereo va nel panico. Anche procurarsi i viveri non è semplice e vale lo stesso per le medicine. Spero che la situazione si sblocchi al più presto, altrimenti rischio anche di perdere il lavoro».