Bimba annegata a Lido di Classe. Chiesto il processo per i genitori

E’ durata poco più che un soffio la vita di Isabel Zanichelli, strappata all’amore dei genitori il 23 giugno del 2023 fra le onde del mare mosso di Lido di Classe, durante quella che doveva essere una vacanza con la famiglia. Quel giorno mamma e papà erano in spiaggia con lei e con la sorellina più piccola quando la bambina finì sott’acqua. Sono trascorsi ormai due anni dalla tragedia e le indagini si sono concluse con la richiesta di rinvio a giudizio nei loro confronti. Madre e padre della piccola, provenienti da Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio Emilia, sono accusati di omicidio colposo, e dovranno comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti.
La tragedia
La ricostruzione dei fatti da parte della Capitaneria di Porto si era avvalsa di numerose testimonianze raccolte tra i bagnanti. Era una domenica mattina e il mare era agitato, con onde alte circa mezzo metro. C’era la bandiera rossa a raccomandare cautela davanti alla spiaggia libera adiacente al Go Go Beach. In acqua - erano circa le 10 - c’erano Isabel e il cugino. Davanti a loro pure il padre della piccola, che si dava il cambio con la madre. Quando tuttavia i due bambini si trovarono in difficoltà, il loro intervento non fu sufficiente a evitare il peggio. Mentre il cuginetto fu subito raggiunto e messo in salvo, Isabel venne adagiata sulla battigia già priva di coscienza e in arresto cardiocircolatorio. Erano intervenuti anche due bagnini di salvataggio, oltre a un medico e un operatore del 118, entrambi fuori servizio, che in attesa dell’ambulanza cercarono di rianimarla praticandole un prolungato massaggio cardiaco. Poi il trasporto all’ospedale di Ravenna, seguito dal trasferimento disperato al Sant’Orsola di Bologna in coma farmacologico. La mattina seguente Isabel si spense. L’autopsia eseguita dopo la tragedia attribuì la causa della morte all’annegamento.
L’accertamento sul Dae
L’indagine si era a suo tempo soffermata anche sul defibrillatore utilizzato per rianimare la bimba. Su richiesta del sostituto procuratore Monica Gargiulo, era stato disposto un accertamento tecnico per verificare proprio lo stato del Dae usato quel giorno e comprendere come mai l’apparecchiatura sanitaria non fosse entrata in funzione. Un aspetto chiarito dalla consulenza medico legale, che ha escluso una correlazione causale tra il funzionamento del macchinario e il decesso della bambina, che in quel momento, purtroppo, era ormai già segnato.