Alluvione, la protesta nel Lughese: “L’alveo del fiume Santerno ancora pieno di alberi e vegetazione»

Ravenna
  • 15 ottobre 2023

“Presto che è tardi”. È questo lo slogan che, dopo essere apparso in molti striscioni, hanno ripetuto anche ieri mattina sul ponte della frazione lughese di Passogatto, quelli del Comitato Proteggiamo Conselice. È lì che hanno organizzato una manifestazione per protestare contro l’evidente stato d’incuria del fiume Santerno, il cui scorrimento è praticamente impedito dalla vegetazione. E così sono accorse 400 persone che, in maniera molto tranquilla e sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, si sono avviate verso l’argine. Tra loro il presidente del Comitato 17 Maggio 2023 di Sant’Agata, Massimo Tarozzi, e i rappresentanti dei coltivatori diretti di Conselice e Santa Maria in Fabriago e degli industriali di Lavezzola. Non sono mancate testimonianze dirette di chi ha subito gravi danni e di alcuni tecnici esperti in materia. «Siamo qui per sollecitare le istituzioni e mettere a conoscenza degli abitanti alluvionati, dello stato in cui versano i fiumi che percorrono i territori limitrofi alle nostre abitazioni, alle nostre attività commerciali e industriali, e ai terreni coltivati – ha ribadito il portavoce del Comitato Proteggiamo Conselice, Roberto Carlini –. Per anni questi corsi d’acqua sono stati volutamente abbandonati. Le istituzioni hanno voltato lo sguardo altrove, distraendo risorse alla prevenzione con la consapevolezza delle proprie azioni».

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Tuttavia, ieri un po’ di istituzioni si sono viste: come avevano annunciato, hanno partecipato la sindaca di Conselice, Paola Pula e l’assessora alla Protezione civile di Lugo, Veronica Valmori. Nessuna contestazione da parte dei presenti, nonostante lo scontro con la prima cittadina sia stato molto duro in quei drammatici giorni. «Troppo semplice nascondersi dietro al cambiamento climatico – ha sottolineato Carlini –. Oggi sappiamo esattamente cosa è accaduto, ma non sappiamo come le istituzioni hanno pensato di affrontare la criticità dei corsi d’acqua. Sono passati più di quattro mesi e abbiamo perso troppo tempo, senza interventi di pulizia e monitoraggio dei punti critici quali tane di istrici, tassi ed altri animali che trovano nei corsi fluviali un habitat ottimale dove stanziare».

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Nessun dubbio pare esserci nelle parole che nemmeno quella folta vegetazione poteva placare. «Sappiamo con certezza – ha concluso – che questi cunicoli sono stati una delle principali cause di rottura degli argini. Siamo certi e consapevoli che se per anni le istituzioni non si fossero dimenticate di fare prevenzione sui corsi fluviali oggi non saremo qui a piangere morti e pretendere con rabbia un rapido intervento di tutela delle comunità colpite».

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