Alluvione in Romagna, “troppa legna tagliata nei fiumi”: l’allarme inascoltato di giugno ora diventa un caso:

Ravenna
  • 24 settembre 2024

Il comitato “Noi ci siamo” aveva lanciato l’allarme lo scorso giugno: «Ci sono enormi cataste di legna sulle golene di tutti i fiumi». A rileggere la nota di allora (ripresa dal Corriere Romagna), alcuni passaggi suonano come profetici, ad esempio quando il comitato si chiedeva cosa sarebbe successo se le forti precipitazioni di inizio estate, che avevano colpito altri territori, avessero investito la Romagna: «L’ acqua avrebbe superato il livello delle golene per causare una massa di materiale flottante enorme, che avremmo trovato accumulato in corrispondenza delle pile del primo ponte, con tutti gli immaginabili effetti». Quei tronchi ammassati erano visibili dalla via Ravegnana sul fiume Ronco e in tanti altri punti del territorio. In molti casi sono stati ridotti a cippato, ma alcune domande rimangono aperte alla luce dell’enorme massa di materiale che si è formato in corrispondenza del ponte a Boncellino. Nelle golene erano presenti ancora quelle cataste di tronchi tagliati? Sulla questione torna a parlare il geologo Claudio Miccoli, già referente del comitato nel passato intervento di giugno.

«Ho avuto modo di essere informato circa le dichiarazioni del responsabile della sede di Ravenna dell’Agenzia regionale Sicurezza del Territorio e Protezione Civile relativamente alla problematica dell’incredibile accumulo di legname in corrispondenza del ponte ferroviario di Boncellino - commenta Miccoli -. Quel legname non è stato accumulato per colpa dell’uragano Boris, ma solo per la negligenza di chi opera per competenza sui fiumi, cioè la Regione Emilia Romagna per tramite dei suoi servizi tecnici facenti parte della citata Agenzia. A partire dai primi giorni dopo l’alluvione del maggio 2023, ho denunciato la grave carenza di manutenzione dei nostri fiumi (cosa che avevo fatto anche quando ricoprivo il ruolo di responsabile del servizio Reno e Po di Volano che ricomprende anche la Romagna Faentina e Bassa Romagna) figlia sia della mancanza di fondi dedicati sia per la presenza di una vincolistica ambientale. Sono partiti interventi di taglio alberi (senza coinvolgere ditte specializzate nel taglio forestale) che sono stati conclusi in modo molto disordinato ma, soprattutto, senza asportare, in contemporanea con le operazioni di taglio, il legname che veniva invece pericolosamente accatastato sulle golene, pronto a essere asportato da una qualsiasi piena e trasportato a valle in cerca del primo ponte da abbattere, dimostrando una grave carenza tecnica da porre in capo a che dirigeva i lavori».

Miccoli sottolinea che «il caso del ponte di Boncellino non è altro che la dimostrazione della negligenza negli interventi di rimozione del legname presente a monte in zone allagabili e che alla prima piena si sono trasformati in materiale flottante. L’esame in loco del legname, mi riferiscono, mostra infatti i segni di taglio meccanico e non di sradicamento per effetto della piena, per cui dare la colpa al meteo risulta offensivo per chi vede, legge, ma soprattutto soffre i danni di questa situazione che non doveva accadere in quanto non solo logica ma addirittura abbondantemente denunciata a tutti i livelli possibili».

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