Alluvione in Romagna, ci sono oltre 80mila frane: la Regione vara il piano speciale preliminare

Ravenna
  • 24 aprile 2024

Argini più arretrati e tracimazioni controllate, l’adeguamento di ponti e infrastrutture per renderli il più possibili a prova di alluvione e soprattutto una frenata alle costruzioni e la delocalizzazione degli edifici esistenti considerati a rischio, in modo che non ricapiti ciò che è successo ormai quasi un anno fa in Emilia-Romagna. È tutto nel documento di oltre mille pagine con le linee di indirizzo per gli interventi post-alluvione che saranno messi nero su bianco con la versione definitiva del piano speciale del 30 giugno. Presentato oggi in commissione e alla stampa, il piano contiene le prime indicazioni sul tema delicato delle delocalizzazioni. In montagna, a causa delle quasi 81.000 frane censite in seguito all’alluvione di maggio 2023, si dovrà intervenire su 3.400 edifici. Mancano numeri precisi invece per la pianura. La valutazione in quel caso, spiega la vicepresidente della Regione con delega ambientale, Irene Priolo, “deve incrociare più aspetti, ma non parliamo degli ambiti più urbanizzati. Non delocalizziamo il centro di Faenza, tanto per chiarirci”. Per la rinuncia all’immobile lo Stato offrirà un indennizzo. Certo, il “cittadino o l’impresa possono fare la scelta di accettare l’indennizzo o non delocalizzare. Ma se non lo fa se alla prossima alluvione non avranno l’indennizzo”, sottolinea Priolo. Tra le novità del piano c’e’ anche la creazione di un gemello digitale dell’Emilia-Romagna per simulare nel dettaglio i diversi scenari in caso di eventi come quello del maggio scorso.

“Intervenire sugli argini”

Per Andrea Colombo, direttore dell’autorità di bacino del Po che ha coordinato la redazione del piano, “è necessario in particolare intervenire sugli argini in modo innovativo. Il sistema che abbiamo oggi e che risale ai primi del Novecento non è più sufficiente. Si tratta di minimizzare il danno complessivo che un evento può generale sul territorio. I danni ci saranno sicuramente anche in futuro, ma le strategie innovative cercheranno di mimimizzarli”.

Il generale Giancarlo Giambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali, sottolinea che il piano presentato oggi “è un unicum a livello nazionale, perché è la prima volta che elaboriamo un piano di questo tipo in seguito ad un’alluvione, pensando a quali opere realizzare per fare in modo che non succeda più”. Le cifre da mettere in campo da realizzarlo saranno enormi e verranno formalizzate solo in un secondo momento. ”L’obiettivo primo è evitare situazione di rischio - precisa il generale - gli importi saranno definiti nel piano di giugno e sarà cura del commissario predisporre le linee di finanziamento in maniera certa e rapida”.

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