Alluvione a Ravenna: impugnata la sentenza che nega la consulenza sui danni ai cittadini

Ravenna
  • 20 gennaio 2025

Il rigetto del ricorso da parte del Tribunale delle Acque non ferma la battaglia legale di 23 cittadini residenti principalmente a Roncalceci e Fornace Zarattini, uniti nel comitato “Noi ci siamo” contro Regione, Provincia, Comune di Ravenna e Consorzio di Bonifica della Romagna. La recente decisione dello speciale Tribunale di Firenze - competente anche per il nostro territorio in tema di danni dovuti ad allagamenti, inondazioni e frane nei casi di mancati interventi preventivi o deficit di pianificazione - ha infatti dichiarato inammissibile la richiesta presentata dai cittadini di un accertamento tecnico preventivo super partes. Proprio i residenti volevano affidare a un esperto il compito di accertare i motivi dei danni causati e determinare se potessero essere evitati dagli Enti chiamati in causa. Ma la pronuncia del tribunale (affidata al giudice Dania Mori) ha bloccato sul nascere la causa civile intentata dal comitato dai primi mesi successivi all’alluvione del maggio 2023. Così ora il ricorso apre la strada a un secondo round.

Secondo il Comitato, il provvedimento del Tribunale presenta criticità sostanziali, in particolare per l’attribuzione di validità alla relazione tecnica regionale. Quest’ultima, firmata da una commissione tecnico-scientifica composta da docenti universitari, ha attribuito i danni dell’alluvione alla straordinarietà degli eventi atmosferici, definendoli “senza precedenti”. Tuttavia, i legali del Comitato, Leone Spadoni e Giuseppe Della Casa, considerano tale perizia un documento di parte, che non offre un’analisi imparziale delle cause. A supporto di questa tesi, il Comitato si avvale delle conclusioni del geologo Riccardo Galassi, che suggerisce responsabilità più specifiche degli enti coinvolti.

Un punto focale della critica riguarda l’affermazione del Tribunale secondo cui non sarebbero emerse responsabilità precise degli enti chiamati in causa. Il Comitato ritiene che le normative esistenti definiscano chiaramente i compiti di ciascun ente e che le accuse reciproche tra Comune, Regione e Consorzio di Bonifica abbiano già delineato i ruoli. Inoltre, i cittadini ribadiscono la necessità di interventi urgenti per evitare il ripetersi di tragedie simili, sottolineando errori come il posizionamento scorretto dei teloni sugli argini e la mancata rimozione di tronchi nei corsi d’acqua, elementi che avrebbero aggravato la situazione. Il Comitato contesta anche la definizione di “evento eccezionale” attribuita alle alluvioni. «Tre eventi in diciotto mesi non sono un’eccezione, ma abituali e devono essere affrontati immediatamente», affermano i rappresentanti.

In questo contesto, i 23 promotori del ricorso sono disposti a finanziare una consulenza tecnica per individuare le opere necessarie e propongono una “tregua”: «Con l’individuazione di tali opere - spiegano i legali - i cittadini potrebbero sospendere nuove azioni legali a condizione che gli enti coinvolti si impegnino a mettere in sicurezza il territorio».

Per ora, tuttavia, resta la pronuncia del Tribunale, che ha sottolineato la mancanza di accordo tra le parti, requisito essenziale per procedere con l’accertamento tecnico preventivo. «Posizione azzardata», critica il Comitato annunciato il reclamo contro la sentenza. Una risposta doppia: da un lato, al tribunale fiorentino, dall’altro, a chi pensava che la partita fosse chiusa.

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