Acqua marrone all’ospedale di Ravenna. L’Ausl: «Tubature vecchie, facciamo trattamenti» VIDEO

Ravenna

Acqua marrone dal rubinetto. Non per un attimo. Di secondi ne passano svariati prima di intravedere una trasparenza nel liquido che esce nel lavandino. Il video arriva dall’ospedale di Ravenna, dal lavello situato in uno degli spogliatoi riservati al personale medico-infermieristico. Non sarebbe un caso isolato, bensì un fenomeno che si è ripetuto più volte negli ultimi due mesi in alcuni reparti dell’area più vecchia del Santa Maria delle Croci, risalente agli anni ‘60, fra i quali quelli serviti dalla “scala gialla”, come Otorinolaringoiatria, la zona Post-acuti, ma anche il Dea (il dipartimento emergenza e accettazione), di più recente costruzione.

Che l’acqua calda, specie nelle prime ore della giornata sgorghi “giallina” a quanto pare è una costante. Buona parte del personale quasi non ci fa più caso. Ma il liquido marrone filmato mercoledì ha spiazzato anche chi, forte di un’esperienza decennale, pensava di averle viste tutte. Documentata la situazione, ha fornito anche dettagli impossibili da cogliere attraverso il video: come l’odore e il sapore dell’acqua, fortemente rugginoso. All’interno del presidio ospedaliero c’è chi fronteggia il problema evitando di usare l’acqua calda per lavarsi. Di berla, neanche a pensarci.

Il problema - puntualizza l’ufficio tecnico dell’ospedale - è dovuto in generale alle tubature ormai vecchie, soggette a «trattamenti chimici biocidi anti-legionella». Si tratta di un intervento periodico, precisa la dirigente dell’Uoc Attività Tecniche di Ravenna, l’ingegnere Francesca Luzi, «che consiste nell’utilizzare biossido di cloro con uno choc termico immettendo acqua calda oltre i 60 gradi» per combattere il batterio. Il problema è che «la reazione porta anche a corrodere le tubature non progettate per questo intervento in quanto datate, rilasciando materiale ferroso». Ecco spiegata l’acqua gialla.

La soluzione? Cambiare le condotte con un impianto in grado di supportare il trattamento. Una strada non certo immediata, ma già avviata dall’Ausl. «Al Dea è in corso un piano specifico di sostituzione dei tubi - spiega Luzi - che procede progressivamente a settori per non interrompere l’operatività del reparto. Cosa però più complicata nell’area dell’ospedale vecchio».

Quanto all’acqua marrone, comunque giudicato dall’ufficio tecnico troppo intenso per essere ricondotto al solo trattamento anti-legionella, potrebbe essere riferito a una falla. «Proprio mercoledì ci è stata segnalata la rottura di una tubazione dell’acqua calda nella Lungo degenza, che è stata chiusa. Il guasto - ipotizza Luzi - potrebbe avere rilasciato una particolare concentrazione di ruggine». Al Dea, invece, di recente sono state fatte analisi di potabilità per sicurezza. L’esito assicura che l’acqua è potabile. Al netto del colore.

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