Ravenna, il rianimatore su Time: "Che gioia salvare vite umane"
RAVENNA. La sua foto diventerà un'icona dell'Italia che resiste al Covid 19. Non si aspettava certo di finire sulla copertina della rivista più nota al mondo Francesco Menchise. Lucano, 42 anni e da sei a Ravenna. Una città scelta per avvicinarsi a quella che aveva amato durante i suoi studi, Bologna, dove aveva conseguito la laurea prima di entrare a svolgere l'attività medica. E dal 2014 Francesco è rianimatore al Santa Maria delle Croci. Ieri invece ha visto il suo volto comparire, pur coperto da mascherina, visiera e dispositivi di protezione individuale annessi sul Time, con un ritratto di uno degli Heroes of the front lines. Un eroe in prima linea tra coloro che, con un reportage, il periodico ha voluto celebrare per convincere il pubblico statunitense (molto più responsabile dopo gli iniziali annunci di Trump) che “le nostre vite sono cambiate”, come si legge nella copertina sotto lo sguardo corrucciato di Francesco.
«L'essere finito sulla copertina del Time è stata totalmente una questione di fortuna, o sfiga - sorride da dietro il ricevitore il medico ravennate -. Dico così un po' per la situazione che stiamo vivendo, e poi anche perché non amo particolarmente essere sovraesposto. Il caso ha voluto che fossi in turno quando due reporter della rivista sono venuti nel nostro ospedale». E così dopo che il fotografo gli chiede se può ritrarlo al lavoro, giunge anche una chiamata: «Mi ha contattato una giornalista e le ho detto qualcosa che desta sensazione, ma che è semplicemente la trasposizione di una statistica diramata dall'Oms: circa la metà dei pazienti intubati per questa malattia non ce la fa. Per questo è una grande gioia quando abbiamo la possibilità di estubarli, condivisa con gli otto colleghi con cui lavoro in reparto». Un lavoro che risente di una pressione particolare in questa fase: «Non ci troviamo a dover gestire troppo lavoro oltre al normale, perché nella nostra realtà siamo stati fortunati. A Ravenna il contagio è giunto dopo, e ci siamo preparati. Tanto che siamo riusciti a ospitare pazienti venuti anche da altre realtà, come Piacenza. Possiamo dire di aver retto bene il colpo», dichiara Francesco.
L'ansia infatti è data dal tipo di malattia: «Fortunatamente abbiamo anche tanti casi di pazienti estubati anche rapidamente, ma siamo tutti un po' più pressati e stressati per l'infettività del Covid. Non abbiamo mai avuto problemi a reperire i dpi, ma la notte si dorme con difficoltà». Anche Menchise intanto ha avviato lo screening immunologico: «Ho fatto il primo test, e ne seguiranno altri due a distanza di quindici giorni. Per ora io e i i colleghi di mia prossimità non sono stati colpiti. Speriamo di continuare così».