Ravenna, licenziato dopo insulti razziali viene reintegrato
Ha vinto la causa il lavoratore licenziato perché accusato di insubordinazione nei confronti di un superiore al quale non aveva perdonato presunti insulti di tipo razziale. Dovrà essere reintegrato e retribuito delle mensilità arretrate dal giorno della sospensione, con tanto di contributi. Parallelamente, con in mano la sentenza pronunciata dal giudice del lavoro Dario Bernardi, ha sporto querela per le ingiurie a sfondo razziale subite a suo dire il 9 ottobre 2020, che avevano innescato la discussione costatagli il posto.
Il lavoratore, nigeriano di 50 anni, residente da diversi anni a Ravenna e da tempo in servizio come magazziniere per una ditta laziale del settore “food&beverage” che fino a qualche mese fa aveva in appalto la gestione di un deposito in città, si era scontrato con il referente dell’azienda per un motivo piuttosto banale: la sostituzione e lo spostamento del suo armadietto. Lui, da 5 anni impiegato in quel settore e ormai “affezionato” alla sua postazione, si sarebbe cambiato nello spogliatoio rinnovato scegliendo lo stesso scomparto che aveva prima. Una decisione arbitraria, non accordata con il superiore, il quale gli avrebbe detto di spostarsi e cambiare anche stanza dello spogliatoio. Anziché spiegare il motivo, avrebbe reagito alle rimostranze del sottoposto con le parole poi finite nella denuncia: «Non mi frega un c… , vai via brutto negro». (l'articolo completo sul Corriere Romagna in edicola oggi)