Ravenna, l'alt dell'Ente Parco sull'Ortazzo: "Area non edificabile"

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Non si placano le polemiche dopo la compravendita di una porzione dell’area dell’Ortazzo – Ortazzino, in mano a privati, soggetta a vincoli e strettissime tutele ambientali, tanto che il Parco del delta del Po, con una seconda nota nel giro di pochi giorni, precisa alcuni punti. E in più annuncia la volontà di eseguire una verifica della regolarità della procedura di compravendita e conferma l’impossibilità di edificare in terreni protetti come Zona Ramsar, nella rete Natura 2000 e all’interno del Parco. Circostanza, questa, confermata dall’assessora all’urbanistica Federica Del Conte. Del caso si occupa da tempo Italia Nostra Ravenna che nei giorni scorsi ha segnalato l’avvenuta vendita di 500 ettari di terreno in prossimità di Lido di Classe, laddove negli anni Settanta fu bloccata dal pretore Andreucci una mega lottizzazione, sentenza che fece scuola a livello nazionale in materia ambientale. Da allora nessuno ha più messo in dubbio l’inviolabilità dell’area, fino all’atto che vede la società Immobiliare Lido di Classe vendere per circa 500mila euro 500 ettari a Cpi Real Estate Italy, spa, società nell’orbita della Cpi Property Group, con sede in Lussemburgo, il cui socio fondatore è il magnate ceco Radovan Vitek.

Le precisazioni

«Non corrisponde al vero che l’Ente Parco non abbia manifestato ufficialmente la propria volontà di esercitare il diritto di prelazione, poiché, nonostante le difficoltà incontrate a comunicare con il curatore fallimentare che seguiva la compravendita, tale volontà è stata formalizzata il 9 novembre 2022. Non corrisponde al vero che l’Ente Parco abbia richiesto un finanziamento al Comune di Ravenna o alla Provincia di Ravenna, poiché tale richiesta è stata formalizzata esclusivamente alla Regione Emilia-Romagna il 25 ottobre 2022». Con toni sempre più netti la nota prosegue indicando un diritto di prelazione ad esclusivo vantaggio del Parco che non riguarderebbe il Comune di Ravenna o la Regione. «In particolare - prosegue il documento - le norme del Piano territoriale del Parco per l’area in oggetto prevedono vincoli rigorosi. Una porzione di circa 71 ettari è in zona A di tutela integrale (l’unica di tutto il Parco del Delta) in cui non è nemmeno consentito l’accesso. Un’ampia zona B di tutela generale interessa circa 340 ettari, in cui le uniche attività consentite sono quelle finalizzate alla conservazione della natura. Una zona C di tutela ambientale tutela i restanti circa 72 ettari, in cui, oltre alle attività di conservazione della natura, è consentita la fruizione dei vialetti (residui del tentativo, poi bloccato, di lottizzazione degli anni ’70) per attività del tempo libero senza l’utilizzo di veicoli».

Il giallo

Sul perché una società immobiliare internazionale acquisti un’area con vincoli edificatori apparentemente non rimovibili rimane il mistero, per certo i tentativi fatti in passato di acquisizione da parte del Comune si erano fermati davanti a richieste monetarie molto alte mai formalizzate, ora però la vendita è avvenuta a prezzi irrisori. «In quelle aree i nostri strumenti - ricorda l’assessora Del Conte - non prevedono capacità edificatorie e non ci sono leve attivabili, grazie a una variante specifica al Prg 73. Per anni abbiamo tentato di comprare e questo rimane il nostro obiettivo. Abbiamo liberato dal piano triennale le somme accantonate che avremmo recuperato con una variazione di bilancio se ci fosse stata la possibilità. Il nostro intento rimane quello di acquistare l’area che è stata acquistata al valore reale».

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