Ravenna, geloso della moglie, le ammazza il gatto: "Vuoi più bene a lui che a me"
Geloso della moglie, perfino del rapporto che la consorte aveva con il gatto. Un’ossessione tale da portarlo a uccidere l’animale domestico per far pagare alla donna l’attenzione ritenuta eccessiva verso il piccolo mammifero. Un episodio che fa accapponare la pelle quello che vede un 37enne di origine romena e residente in una frazione del Ravennate, accusato di maltrattamenti in famiglia e uccisione di animali. Ieri il processo nei suoi confronti è entrato nel vivo con la deposizione dell’ormai ex moglie dell’imputato. La quale ha ricordato il momento raccapricciante accaduto l’1 marzo 2022, in cui il marito ha sfogato la sua rabbia sul gattino, un randagio con il quale si era creato un certo legame e che quotidianamente la signora sfamava. I due stavano parlando – ha ricordato la teste – quando lei si è alzata per aprire la porta al micio. Infastidito, l’uomo l’avrebbe accusata di preferirlo a lui: proferendo le parole, “vedi, guardi più il gatto che me”, per poi catturare il piccolo animale. “Guarda cosa ti faccio al tuo amore quando non mi stai a sentire o non mi guardi”. A quel punto lo avrebbe prima strattonato, poi tirato per la testa e per le zampe posteriori. La moglie ha osservato il gatto chiudere gli occhi, per poi vedere il marito scappare giù in cortile, dove l’ha visto scavare una buca. Da quel giorno il gattino non si è più visto. Non è l’unica accusa di cui deve rispondere l’imputato, difeso dall’avvocato Luca Berger. Dal giugno del 2021 al marzo 2022 l’uomo avrebbe maltrattato ripetutamente la moglie con vessazioni sia psicologiche che fisiche. Le controllava il cellulare, le proibiva di uscire di casa, sbirciando pure nei profili whatsappe e social. L’avrebbe anche minacciata il giorno stesso delle nozze e pure il giorno precedente il matrimonio. Alla fine la moglie ha trovato il coraggio di denunciare il compagno, dando il via alle indagini della Squadra Mobile di Ravenna. A suo tempo, nei confronti del 37enne era stata emessa la misura cautelare del divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalla vittima, provvedimento disposto dal gip anche alla luce di quell’uccisione, bollata come «assurda ritorsione». Ieri, nel corso del procedimento approdato a dibattimento, si è costituita parte civile l’associazione ambientalista Lndc Animal protection (assistita dall’avvocato Barbara Liverani), chiedendo un risarcimento di 10mila euro.