Ravenna, "Daini da contenere". Idea ponti per animali sulla Romea
RAVENNA. Conosce bene le aree protette, le zone umide, gli ambienti naturali che circondano la città così come i parchi del territorio ravennate: per questo l’amministrazione comunale lo ha scelto come dirigente del servizio ambiente. Massimiliano Costa in forza alla Provincia dal 1997 al 2015, è stato responsabile dell’ufficio aree protette, ha diretto l’ente gestione parchi e biodiversità della Romagna, nonché il parco della Vena del gesso, passando nel 2016 alle dipendenze della Regione dopo la riforma delle Province, mantenendo le deleghe. Ora sarà lui a guidare il nuovo corso voluto dal sindaco De Pascale con l’assessore all’ambiente Giannandrea Baroncini, occupandosi dal primo luglio, e per tre anni, di progetti di valorizzazione e tutela ambientale. Con la riapertura alle visite del percorso di Punta Alberete, l’aggiudicazione alla coop Atlantide delle attività nelle zone naturali nord e con i lavori idraulici per regolare afflusso d’acqua nella valle della Canna si spera di lasciare alle spalle la moria di anatidi del 2019, che mise in crisi il delicato sistema ambientale protetto.
Inizia a breve l’incarico cosa si aspetta dalla riapertura di Punta Alberete?
«Il Comune ha una delle maggiori superfici di zone umide e boschi, un patrimonio inserite nel parco del Delta di rilevanza europea. Valle della Canne, Punta Alberete erano conosciute a livello internazionale in tutte le fiere di birdwatching e sono nel cuore dei ravennati. Con l’apertura del sentiero Punta Alberete tornerà al vecchio splendore, perduto negli ultimi anni».
Di recente ci sono stati avvistamenti di daini a Marina di Ravenna in prossimità della pialassa Piomboni, la preoccupa?
«Si tratta di una specie non autoctona che non dovrebbe essere in pineta, in mancanza di predatori naturali, per esempio al Bosco della Mesola, che è un’area recintata, più di mille capi in pochi anni hanno mangiato tutto, mettendo in crisi il cervo. Occorre un piano di controllo, per averne un numero limitato. Diverso il caso dei caprioli, più discreti e non riuniti in branchi».
Quali i pericoli maggiori?
«Se i daini arrivassero a Punta Alberete causerebbero gravi danni alla foresta. Per non parlare degli attraversamenti sulla Romea, pericolosissimi per il traffico dei veicoli. Un’idea potrebbe essere quella di realizzare una sorta di ponte forestato come si vedono in Austria, Polonia, Ungheria, veri e propri corridoi ecologici per permettere gli spostamenti in sicurezza di animali e persone sopra la strada. Dal parcheggio di Punta Alberete potrebbe partire la rampa a sud del Fossatone per raggiungere l’anello della pineta San Vitale».
Tornando alle zone umide cosa succederà quest’estate?
«Si tratta di ambienti instabili ed effimeri, non c’è più il Lamone che le allaga come un tempo. A Punta Alberete, deve farlo l’uomo. Occorre intervenire per mantenerle, in caso contrario si trasformano. La scelta fatta è quella di non perdere la testimonianza ecologica, il valore storico, il racconto della bonifica e la presenza di tante specie rare. Con la presa d’acqua dal Reno speriamo di arrivare a settembre senza disseccamento nella valle della Canna o peggio con una situazione a metà che è rischiosa per la ricomparsa del botulino. La presenza di acqua dolce a Punta Alberete è importante perché ha grandi capacità fito depurative. Le stesse acque eccellenti raggiungono poi Valle Mandriole e Valle del Bardello dove si possono trovare anfibi e insetti rarissimi».