Si era tenuta tutto dentro, temendo che una sola parola di quanto accaduto a casa degli zii avrebbe potuto spaccare la famiglia. Era crollata sei mesi dopo, di fronte alla “minaccia” di chi, raccogliendo la sua confidenza sull’esperienza sessuale avuta troppo presto con una persona troppo grande, le aveva detto, «se non lo denunci tu, lo faccio io». Era scoppiata in lacrime, e a quel punto in casa tutti avevano saputo di quell’abuso, subito a 11 anni appena. Un solo episodio, che ieri è costato la condanna dello zio della giovane (all’epoca 22enne) a 9 anni di reclusione.
La denuncia
I fatti giunti alla sentenza di fronte al collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro), risalgono alla fine dell’agosto del 2016. L’abuso sarebbe avvenuto nel Ravennate, nella camera da letto della casa degli zii, ai quali la bambina era stata affidata dai genitori. La denuncia tuttavia risale solo all’inizio dell’anno successivo: chattando via social, la bambina aveva rivelato il trauma vissuto nel silenzio nei mesi precedenti a un altro ragazzino, il quale si era imposto affinché denunciasse l’accaduto. Lei era scoppiata in lacrime, finendo col rivelare tutto al patrigno e infine alla madre. Il racconto della giovane, ritenuto in un primo momento contraddittorio e non affidabile, aveva portato a un’iniziale richiesta di archiviazione dell’indagato (assistito dal difensore Giuseppe Roccafiorita). Ma in seguito all’opposizione presentata dall’avvocato Claudio Cicognani, legale della madre della bambina, la Procura generale di Bologna aveva avocato il fascicolo, poi affidato al sostituto procuratore Cristina D’Aniello. Così ieri, al termine della requisitoria, il pm ha chiesto la condanna a 15 anni per l’imputato oltre alla trasmissione degli atti (non disposta dalla corte) per l’ormai ex compagna alla luce di una deposizione ritenuta reticente.
La condanna
Nel condannare l’imputato, il collegio ha anche previsto il divieto di avvicinarsi sia alla parte offesa sia ai luoghi frequentati da minori per un ulteriore anno dal termine della pena, imponendo la frequenza a un centro specifico dedicato a persone responsabili di abusi su minorenni. Stabilita anche una provvisionale di 50mila euro per la madre della vittima e mille euro per le associazioni Unione delle Donne in Italia, Linea rosa e Dalla parte dei minori, costituitesi con gli avvocati Sonia Lama, Cristina Magnani e Manuela Liverani.