Ravenna, aperta inchiesta sulla morte di un lavoratore al porto
Alcuni colleghi lo avevano visto accasciarsi all’improvviso nei giorni di caldo torrido post Ferragosto e, complici i problemi di salute di cui soffriva, il decesso sembrava riconducibile a cause naturali. Infatti, nonostante la richiesta di intervento alla centrale operativa di Romagna soccorso, quando medici e infermieri si sono recati sul posto, non hanno potuto far altro che accertarne la morte.
Ma quando la salma dell’uomo (un 60enne ravennate che appena sette giorni dopo sarebbe andato in pensione) è stata portata all’obitorio, gli accertamenti medico legali successivi – pur in assenza di segni esterni sul corpo del deceduto – hanno fatto emergere elementi di dubbio sulle cause del decesso.
Perplessità che hanno portato il sostituto procuratore Cristina D’Aniello ad aprire un fascicolo sulla morte dell’operaio (dipendente di una ditta interinale che fornisce manodopera, nel caso specifico a un’azienda operante del bacino portuale) e a disporre un’autopsia, le cui prime risultanze avrebbero fatto emergere lesioni interne sospette e un quadro non sovrapponibile in modo univoco a quello di un decesso per cause naturali.
In attesa che venga depositato l’esito della perizia, nel frattempo proseguono le indagini; da un lato gli uomini della Squadra mobile hanno sentito e stanno sentendo i colleghi dell’uomo oltre ai responsabili aziendali, mentre i tecnici della Medicina del lavoro stanno puntando l’attenzione sul rispetto delle normative e delle procedure in materia di sicurezza negli ambienti produttivi. Accertamenti condotti su un doppio fronte operativo finalizzati a fare luce su quanto accaduto e su eventuali profili di responsabilità.