Ravenna, allarme Coldiretti: "Coltivazioni soffocate dal fango"

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Lo strato di limo e sabbia soffoca i terreni coltivati, oltre 100mila ettari su cui, nonostante le acque si siano ritirate, grava ancora il peso del disastro, mentre in collina oltre mille frane hanno devastato il territorio scardinando dalle loro posizioni campi, uliveti, vigneti. Questo il quadro dipinto a un mese dall’alluvione da Coldiretti: «I raccolti di ortaggi, grano orzo, mais, girasole, colza e soia coperti dal fango sono andati completamente perduti – afferma in una nota l’associazione di categoria – ma per recuperare la funzionalità dei campi e tornare a seminare è necessario arare in profondità per rimescolare gli strati del terreno e diluire la presenza di limo e sabbia in superficie. Frutteti e vigneti stanno morendo per asfissia radicale con la perdita di produzione per i prossimi quattro o cinque anni». Degli oltre 100mila ettari che si trovano sotto il giogo della melma, 25mila sono frutteti con pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni, mentre in altri 25mila ettari sono piantati vigneti. Senza contare poi le patate, i pomodori, le cipolle e la produzione di sementi. Oltre 60mila gli ettari coltivati a grano duro, grano tenero, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia. Cifre cui Coldiretti aggiunge i dati delle attività colpite, «21mila aziende agricole e allevamenti», che insieme valgono per la Romagna «1,5 miliardi di euro», da moltiplicare poi per l’indotto. E molte di queste realtà, oltre ad avere subìto danni alle attrezzature, ora si trovano isolate a causa delle frane. «Sono centinaia – dice Coldiretti – le aziende agricole che rischiano di scomparire con terreni letteralmente ingoiati da frane, voragini e smottamenti». In crisi anche gli alveari: «api decimate». In tale contesto, il presidente della Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte, osserva che risulta difficile anche «raggiungere i mercati di sbocco. Pur confidando nel turismo estivo, ci appelliamo alle strutture alberghiere e della ristorazione affinché sostengano l’economia del territorio acquistando cibo e vino Made in Romagna». Dal canto suo, il presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, continua a chiedere «sostegni nel minor tempo possibile».

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