Rimini, la sfida dell’hotel dell’Angelo: «Abbiamo assunto quattro giovanissimi»

«Mancano i dipendenti per la stagione? Noi abbiamo risolto assumendo quattro minorenni con l’apprendistato piuttosto che due full time». Il messaggio di Claudia Vici, che assieme a papà Paolo gestisce l’Hotel dell’Angelo di Bellariva, non potrebbe essere più chiaro di così: in tempi di crisi si fa “di necessità virtù”. A volte, quando le strade già battute non offrono soluzioni, occorre reinventarsi. Soltanto il mettersi in discussione, spiega l’albergatrice, consente di trovare alternative persino più funzionali di quelle consuete. «Abbiamo 73 camere, siamo un due stelle a conduzione familiare - racconta -. Come tutti abbiamo avuto difficoltà con il personale, ma per fortuna ci sono i giovani: volenterosi, pieni di energia e capaci di apprendere in fretta».

Vici, molti suoi colleghi lamentano la mancanza di personale anche ora che la stagione è nel clou. Lei cosa ci dice?

«Che mi sono dovuta reinventare, come molti. Dopo il Covid è nettamente cambiata la percezione del tempo libero, a cui si tende a dare più valore. Di persone disposte a sostenere i “vecchi” ritmi della stagione ce ne sono poche, e lo comprendo. In questo lavoro non ci sono né sabati e né domeniche, si lavora ininterrottamente da aprile a settembre. L’hotel dell’Angelo conta una quindicina di dipendenti. Accanto agli storici, che sono con noi da più di vent’anni, quest’anno abbiamo messo in sala quattro minorenni con la formula dell’apprendistato. Una scelta azzeccatissima».

Perché azzeccatissima?

«Innanzitutto, per noi titolari lo sgravio economico è consistente. L’apprendistato ci permette di assumere due giovani al posto di un full time, imponendoci solo più elasticità nell’organizzazione del tutto. I giovani, inoltre, contribuiscono a rendere l’ambiente informale e a creare un clima più disteso, anche per i clienti. In più hanno la “freschezza” dalla loro parte. Apprendono velocemente, sono disponibili, e se vengono corretti assimilano subito gli insegnamenti».

Per voi che gestite la struttura sarà stato un azzardo...

«Lo è stato. Specialmente quest’anno che abbiamo deciso di assumerne quattro. Ma è anche una sfida che ci ha consentito di testare nuove modalità di lavoro e rinnovare l’immagine dell’albergo. Impostiamo i turni in maniera tale che i minorenni non lavorino più di sei ore al giorno ed abbiano sempre due giorni di riposo. In questo modo si stancano meno e danno il massimo quando sono in servizio. Durante le pause, alcuni di loro non mancano di ritagliarsi del tempo con i clienti dell’hotel. È questo che li spinge a tornare a fare la stagione, credo».

Vi è capitato che alcuni tornassero?

«Assolutamente sì, anche se la maggior parte di loro non vede la stagione come il lavoro della vita, ma come un modo per fare esperienza e per mettere qualche soldo da parte. La speranza, per me, è che qualcuno si appassioni davvero a questo mestiere. O che rimanga nel “circuito” dell’hotel, magari testando altri ruoli e altre mansioni».

Come si risolve, invece, il problema strutturale della carenza di personale?

«Innanzitutto alzando i prezzi e di conseguenza gli stipendi. Ad oggi non è possibile che vi siano alberghi a quattro stelle che propongono camere allo stesso prezzo di un due stelle. Occorre poi maggior elasticità nei contratti. Assumere due part time dovrebbe essere conveniente come un full time. Concedere più tempo libero con orari ridotti è ciò che rende il lavoro appetibile. Spesso si ricorre a contratti a chiamata non per trovare scorciatoie, ma perché non si ha nessuno che riesca a coprire i turni quando c’è il picco della stagione, o in concomitanza di eventi che riempiono gli hotel. Servono formule più flessibili».

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