L’influencer che parla di letteratura: il riminese Edoardo Prati spopola sui social raccontando i classici

Condividere in tanti la bellezza del sentimento amoroso con il filtro di letteratura e narrazione, nella sera del solstizio d’estate. Potrebbe essere un incipit di Aspettando cantami d’amore anteprima estiva di e con Edoardo Prati (2004) da Rimini, ventenne che ama, che studia, che fa conoscere i classici. Noto a centinaia di migliaia di follower che lo seguono nei suoi video e nei commenti social, Prati stasera alle 21.30, nella corte sammaurese di Villa Torlonia, presenta in anteprima il suo nuovo lavoro che ha la leggerezza dell’estate. Si annuncia una miscellanea di parole di autori importanti con i pensieri e i commenti del protagonista, sottolineato da note musicali; è un lavoro che tornerà in forma più matura nei teatri d’inverno. La riccia e folta chioma giovanile del protagonista contrasta con il suo timbro vocale profondo e maturo; sin da bambino appassionato di letteratura «e delle storie dell’Odissea che mi narravano i nonni», il ragazzo ha approfondito tale interesse negli anni del liceo classico riminese “Giulio Cesare” e ora lo sta facendo con lo studio universitario in Lettere classiche. Lo spettacolo è scritto da Manuela Mazzocchi e si avvale della regia di Enrico Zaccheo.

Edoardo, nel comunicare via social classici e letteratura c’era un desiderio di notorietà?

«Non ho mai avuto alcun tipo di mira! La verità è che per la nostra generazione, nata immersa in questi nuovi mezzi comunicativi, è una cosa spontanea comunicare in questo modo, allo stesso modo di come potrebbe essere, pure sapendo che non è, un dialogo dal vivo. Fa parte del nostro linguaggio, è un approccio inevitabile. Se desideri conversare con molte persone oggi lo fai sui social. A me piace tanto parlare, e dunque questo mio comunicare è stato immediato, senza alcun tipo di ragionamento, solo per il piacere di condividerlo con altri che avevano una passione analoga alla mia».

Sono dunque più i meriti dei social, dei limiti?

«Sono un’enorme ricchezza, i social, troppo spesso demonizzata; la cosa importante è non cedere mai alla tentazione di sentirsi importanti. Il mezzo ti mette a disposizione un vastissimo pubblico, ma ti pone nella condizione di ricevere altrettanto affetto, cosa che potrebbe farti credere di essere importante come persona».

Lei invece si sente persona modesta, umile, misurata?

«Io sono contento perché ho la consapevolezza di non essere importante, ma di poter dire cose importanti, ed è questa la cosa fondamentale secondo me. Come individui non siamo importanti se non per noi stessi, mentre quando facciamo qualcosa che ha a che fare con un pubblico è importante dire e fare cose importanti, più che essere importanti in prima persona».

C’è chi controbatte alle sue parole su autori e letteratura?

«Tante persone mi criticano, ma in realtà avviene perché non comprendono quello che faccio. Con i follower più interessati invece si è instaurato un dialogo per me insperabile, una piccola rivoluzione personale di cui vado fiero. Proprio perché il mio scopo, davanti alla mia cospicua audience, era di offrire la possibilità a coloro che pensavano e ragionavamo come me, di non essere soli, ma che è possibile unione e contatto passionali, al punto che oggi mi seguono dai 14 ai 90 anni».

La sua è una passione che ama condividere senza presunzione.

«Il punto è che io non insegno nulla; la mia non è mai una lezione, non avrei titoli per farla; io parlo di quello che Dante dice a me, agli occhi di una persona che ha 20 anni, che è cresciuta con la curiosità di osservare, con proprie declinazioni artistiche, convinto che può riguardare altre persone».

Stavolta però lo fa passando dai social al teatro, con quale motivazione?

«Il desiderio di teatro in realtà l’ho sempre avuto; credo che la letteratura viva dell’immedesimazione, quindi il teatro è una parte di me e sono contento di avere la possibilità di provarlo, sia per incontrare le persone, sia per portare sul palco argomenti che acquistano una forza diversa rispetto a quella che può arrivare dai social. Perciò il mio è un viaggio attraverso la letteratura, dentro però a una narrazione personale; ci sarà molto me nella letteratura, in relazione al sentimento amoroso, cosa che mi piace tanto. Il mio è un racconto personale attraverso gli occhi della letteratura, sulle note della musica, con il fine ultimo di cercare di dire qualcosa sul sentimento amoroso».

Di chi parlerà e cosa le dicono in famiglia?

«Parlerò di Dante, di Cavalcanti e di altri. Sto studiando molto per imparare l’arte del palcoscenico teatrale; aggiungo che sono un po’ figlio d’arte, il mio bisnonno Antonio Protti era un impresario che mi ha cresciuto a pane e teatro. Ancora oggi, a 93 anni, mi dice questo va bene, questo no. È molto partecipe, è vero che ha un’idea un po’ trecentesca del teatro, ma su qualcosa devo pure appoggiarmi...».

Euro 20.

Info: 370 3685093

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