Panzini e la casa rossa raccontati da Bazzocchi e Gasperina Geroni

Archivio

“Alfredo! Alfredo! Storie di Panzini e della Casa Rossa”, dove lo scrittore passò gran parte della sua vita nei momenti di pausa dal lavoro di insegnante, svolto tra Milano e Roma. Nel loro volume recentemente edito per i tipi di Pendragon, Marco Antonio Bazzocchi e Riccardo Gasperina Geroni, docenti di Letteratura italiana dell’Università di Bologna, ne offrono un nuovo e interessante profilo biografico e critico. Si è voluto infatti riportare alla luce, guardandolo da molti lati, un autore che può rivelare ancora motivi di interesse, anche per la meticolosa attenzione con cui seguì l’evoluzione della società italiana dagli inizi del secolo agli anni Trenta.

Un altro motivo di rilievo è costituito dal fatto che i materiali pubblicati provengono dall’Archivio in cui il Comune di Bellaria conserva quasi tutte le carte dell’autore, che vive ancora oggi in quel luogo grazie al restauro e alla riapertura della sua Casa Rossa.

Geroni, come si sottolinea nella presentazione, la vita dello scrittore, intensa e ricca di relazioni, si può considerare un vero e proprio affresco dell’Italia a cavallo tra Ottocento e Novecento.

«Panzini è stato nel primo Novecento un nome centrale della cultura italiana. Aveva un seguito nutrito di lettori: era letto sui quotidiani, sulle riviste, e i suoi libri uscivano per le principali case editrici italiane. Era al centro di una fitta rete di rapporti che faceva perno a Milano, Roma e soprattutto a Bellaria, dove nel 1906 fece sorgere la Casa Rossa, una sorta di rifugio da cui guardare l’incipiente modernizzazione che stava trasformando il volto del Paese. Di particolare interesse, proprio per comprendere la centralità di Panzini in quegli anni, sono le pagine scritte da Marco Antonio Bazzocchi e dedicate al rapporto con Margherita Sarfatti, colei che ha avuto un ruolo determinante nella costruzione dell’immagine pubblica del fascismo. E questo certamente lo favorì nell’ascesa al ruolo di Accademico d’Italia».

Quali nuovi aspetti, scoperte ed esplorazioni?

«L’Archivio di Bellaria è una piccola stanzetta piena di materiale inedito e manoscritto che presto dovrà essere catalogato e inventariato. Per noi è stato un viaggio poterci misurare con le molte carte che siamo riusciti a leggere in questa ricognizione nel mondo di Panzini. Oltre ai molti documenti familiari che vi si possono ritrovare, due sono – a mio avviso – i materiali principali. Si possono trovare i manoscritti di opere importantissime come “La Lanterna di Diogene” o il “Dizionario moderno”. In particolare di quest’opera sopravvivono molti faldoni, ricolmi di cartigli sui quali Panzini appuntava un termine nuovo, magari sconosciuto della lingua italiana e lo descriveva. La seconda caratteristica dell’archivio sono le numerosissime lettere inedite presenti, che provengono da noti intellettuali e artisti di quel tempo: Rebora, Missiroli, Boine, Pancrazi, Prezzolini, Papini e tanti altri… per non parlare delle lettere d’amore».

Quindi si scopre un nuovo interesse verso Panzini non solo dal punto di vista letterario?

«Nelle sue pagine il tardo Ottocento si mescolava con alcune innovazioni più prettamente novecentesche, con il gusto per la narrazione di episodi uniti da un tema comune, come ad esempio il viaggio. Così nel “Viaggio di un povero letterato” Panzini racconta la storia dell’Italia a ridosso del primo conflitto bellico. I suoi testi sono ricchi di spunti, di riferimenti e di elementi che ci permettono di ricostruire la storia letteraria italiana di quegli anni, e attraverso di essa ci rimandano alla storia in senso più ampio».

Marco Antonio Bazzocchi, Riccardo Gasperina Geroni, “Alfredo! Alfredo! Storie di Panzini e della Casa Rossa”, Pendragon, 2021, pp. 230, euro 16

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