Claudio Cecchetto: “Capodanno in Romagna, sette giorni di eventi in riviera”

Notte Rosa
  • 04 ottobre 2023

Archiviata la stagione 2023, la Riviera pensa già al 2024. E, dopo dati non proprio entusiasmanti per presenze alberghiere e riempimento spiagge, si concentra su ambiziosi progetti di rilancio, a partire già dal prossimo dicembre. «Dobbiamo fare della Romagna la meta turistica per eccellenza, che richiami i viaggiatori tutto l’anno e non solo in estate. Per questo stiamo studiando la possibilità di trasformare in una sorta di Ferragosto dell’inverno le festività legate al Natale e al Capodanno. E tutto attraverso pacchetti vacanze di una settimana». Claudio Cecchetto, coordinatore dei grandi eventi per VisitRomagna, non perde tempo. E, costume ancora indosso, si tuffa nel lavoro e in quelle che considera le idee giuste per la ripresa.

Cecchetto, un’estate 2023 mai decollata, quali le cause?

«Intanto, è stata una stagione non brillantissima per tutte le località balneari italiane e non solo per la Romagna. Anche perché il Paese è alle prese con un periodo economico non proprio dei migliori. Vorrei ricordare che il nostro territorio ha pagato carissimo due eventi naturali inimmaginabili: l’intero mese di giugno contrassegnato da pioggia e freddo e, soprattutto, l’alluvione di maggio.

Quando parlo di nostro territorio intendo quello costiero, in particolare quello riminese, penalizzato da un’informazione esageratamente negativa, quasi catastrofica, rispetto a quanto era realmente avvenuto. Basti pensare che Rimini e Riccione sono finite per giorni e giorni, nell’elenco delle località allagate quando, invece, le spiagge, già il giorno dopo, erano state ripulite dai bagnini e sistemate in attesa dei turisti. E il mare non era mai stato dichiarato non balneabile da Arpae».

Questo però rappresenta il passato, pensiamo al presente...

«Un attimo... Eh sì il passato, ma se vogliamo esaminare a fondo tutte le cause di una stagione in chiaroscuro dobbiamo anche comprenderne i motivi. E tra questi c’è anche l’immagine negativa che è stata proiettata all’esterno, in Europa soprattutto, che ha frenato l’arrivo dei turisti. Non dimentichiamo che gli alberghi del Riminese registrarono disdette straniere per un buon 50% a giugno e per un 25% a luglio. Vi racconto questa perché possiate farvi un’idea sul messaggio che arrivava agli altri in quel periodo. Nei giorni dell’alluvione ho ricevuto non so quante telefonate di amici e conoscenti che, preoccupati, mi chiedevano come stessi. Quando io ero in spiaggia a Riccione sotto l’ombrellone».

I bagnini in questi giorni hanno lamentato la chiusura, già a metà settembre, degli hotel stagionali, con presenze in spiaggia precipitate...

«È chiaro che se non ci sono più vacanzieri, l’albergo chiude. Per questo sarà importante riuscire a fare della Riviera una meta turistica annuale. Se le località montane riescono a calamitare frotte di turisti anche in estate, e non solo in inverno con lo sci, noi dobbiamo essere bravi a fare l’opposto: portare in Riviera, in inverno, gli amanti dello sci e dello snowboard. Per quanto riguarda, invece, il prolungamento della stagione a tutto il mese di settembre, ho letto la proposta del rappresentante sindacale dei bagnini di Rimini che ha parlato di far aprire le scuole il primo ottobre, così come avveniva un tempo. È giusto: sarebbe una soluzione. Però bisogna fare i conti anche con i genitori, non solo con gli studenti, perché settembre è periodo di ritorno al lavoro. Ecco perché dovrebbe diventare una proposta di sistema».

A Rimini tra albergatori, operatori turistici, bagnini, sta passando una parola d’ordine che è quella del “bello”, inteso come qualità dei servizi e riqualificazione delle strutture. Lei cosa pensa?

«Penso che sia l’obiettivo che la capitale italiana del turismo debba centrare, da qui ai prossimi anni. Il turista, oggi, preferisce ridurre i giorni di vacanza, pur di alloggiare in una struttura bella e di alta qualità. La dimostrazione sono quelle località balneari, diciamo di lusso, che continuano a reggere, a non registrare cali di presenze nonostante la crisi. Per cui penso che albergatori, ma anche ristoratori, negozianti, bagnini, debbano investire nelle loro strutture, riqualificare gli immobili e l’offerta dei servizi. Perché puntando su una clientela “basso-spendente” non sarà solo l’albergo a risentirne: anche l’indotto e il Pil complessivo, alla fine ne usciranno a pezzi. Ho letto in questi mesi il progetto del Comune di Rimini di favorire il recupero degli hotel dismessi attraverso la trasformazione in studentati e strutture per lavoratori stagionali. Spero che anche in questo caso la riqualificazione guardi al bello».

Cecchetto, come Visit Romagna avete già iniziato a lavorare in vista della stagione 2024?

«Certo. E l’obiettivo è quello di cambiare sempre di più il volto del turismo, da stagionale ad annuale. Per questo stiamo lavorando ad un progetto che interesserà Natale e Capodanno e che concentrerà, in tutta la Romagna, eventi ed iniziative tra la Riviera e l’entroterra. Una sorta di Notte rosa invernale. Lunga però sette giorni, anziché tre. La chiameremo la “Settimana delle sette lune”. Con lune giganti posizionate in ogni località della costa, come spazio di aggregazione ed eventi, e dell’interno, come ambiti di socialità dove assaggiare la ricca offerta dell’enogastronomia romagnola. Tra una visita ad un borgo, un “viaggetto” su percorsi ciclo-pedonali, ed un’escursione per sentieri naturalistici».

Si è parlato tanto della Notte Rosa, qualcuno ha anche chiesto la sua cancellazione. Che succederà il prossimo anno?

«Succederà che la Notte rosa resterà uno degli eventi di forte richiamo turistico per il 2024. Ma non solo. Perché punteremo anche a lanciarla sul mercato straniero: europeo e americano. Abbiamo in serbo, infatti, diversi progetti. Come, ad esempio, quello di riproporre in Riviera eventi tradizionali esteri, grazie al coinvolgimento diretto degli organizzatori e degli esperti di quello stesso Paese. Magari l’Oktoberfest di Monaco di Baviera, trasferito in Riviera, a luglio, potrebbe richiamare migliaia di turisti tedeschi. Oppure il Festival della musica country, seguitissimo negli Stati Uniti, potrebbe portare in Romagna tanti americani. La musica, del resto, ha sempre un seguito ampio e muove moltissime persone. Tutto questo, però, all’insegna dell’inclusività che, quest’anno, abbiamo veicolato col “Pink fluid” e che, nel 2024, rilanceremo con forza, sotto altre forme».

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