Nomisma: "Due rigassificatori a Ravenna? Anche quattro"
RAVENNA - «Il raddoppio del rigassificatore a Ravenna? E’ un passo che andrebbe mosso immediatamente, senza attendere oltre. Tanto a Piombino non lo vogliono e il sacrificio di cittadini ravennati e italiani rimane lo stesso». Davide Tabarelli è il presidente di Nomisma Energia e, benché modenese, Ravenna la conosce bene. Ha compiuto molteplici analisi economiche sul settore upstream che proprio nel capoluogo romagnolo vede il suo fulcro portante. Sa dei ragionamenti che si stanno compiendo, all’interno di Snam, per la valutazione su un riposizionamento della nave rigassificatrice posizionata in Toscana. La prima che dovrebbe entrare in esercizio secondo i programmi già stabiliti dal Governo Draghi e che, secondo quanto pianificato dal commissario e presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e dalla Snam dovrebbe entrare in funzione dal prossimo inverno. Una collocazione che necessita di tempistiche più veloci rispetto a quella della messa in opera ravennate, dove l’infrastruttura sarà attiva dal 2024. Semplicemente perché Piombino è l’unica realtà italiana con una banchina che può ospitare un rigassificatore fisso, ma che rimarrà nel porto toscano solo fino al 2025. E così, la Golar Tundra, nave rigassificatrice che è stata acquistata proprio dal gruppo capitanato da Stefano Venier per rifornire la rete gas di 5 miliardi di metri cubi attraverso Piombino, potrebbe lasciare quel braccio di Tirreno e la società di San Donato Milanese sta approfondendo gli studi per capire dove collocarla dopo il 2025. «Io senza indugi la porterei a Ravenna, con pochi aggiustamenti di collegamento al terminale sono possibili gli accostamenti di due navi. L’impatto non sarebbe troppo differente e così avremmo garantiti anche per il futuro 10 miliardi di metri cubi. E’ però una decisione da prendere immediatamente» sostiene Tabarelli. Oltre all’arrivo della Sw Singapore, la rigassificatrice che Snam ha acquisito per Ravenna, il presidente di Nomisma Energia vedrebbe quindi facilmente gestibile il posizionamento di quella presto in attività in Toscana. Ma per l’economista emiliano non bisognerebbe fermarsi qui: «Se si potesse, bisognerebbe farne arrivare tre o quattro. Questo sì avrebbe una forte incidenza sulle nostre bollette. La madre dei problemi rimane infatti l’emergenza del gas, che solo in parte è superata grazie all’inverno mite che stiamo vivendo, ma che non è risolta», aggiunge Tabarelli. Che vede peraltro il Governo fermo sulla ripresa delle estrazioni di metano nazionale: «Siamo al palo. Nel 2022 abbiamo visto un aumento dell’1% di produzione italiana, nell’anno che ha visto ogni Paese industriarsi per sopperire alla situazione determinata dalla guerra in Ucraina – ricorda Tabarelli –. Dopo gli annunci, c’è stato il nuovo stop da parte del governatore del Veneto Zaia per quello che è il giacimento più interessante, quello a nord di Goro, dove ci sono almeno 40 miliardi di metri cubi». Un impasse che difficilmente, secondo il presidente di Nomisma Energia, verrà superato: «Vengono chieste verifiche, da attuare a 2-3mila metri di profondità nel sottosuolo. E così si fermerà di nuovo, per il principio di precauzione. Penso che alcune novità potranno sussistere in Sicilia, per l’upstream vedo poche possibilità di nuove piattaforme in Adriatico».