Napoleone Bonaparte nella Romagna dell'arte
D uecento anni fa, a 52 anni, Napoleone Bonaparte muore sull’Isola di Sant’Elena dove è esiliato dal 1815. Quell’anno, la Romagna ritorna sotto il dominio del Papa, perdendo la propria identità geopolitica concessagli dall’imperatore d’Oltralpe. Nonostante le terribili spoliazioni di opere d’arte, i saccheggi, i tributi onerosi, il vandalismo, i soprusi sulle popolazioni perpetrati delle truppe francesi, esiste una produzione artistica celebrativa romagnola che lo riguarda.
Francesco Alberi (Rimini 1765 – Bologna 1836), accademico di San Luca, ottimo pittore di ispirazione classica e affrescatore di dimore nobiliari ed ecclesiastiche in Italia e all’estero, insegna disegno a Rimini, poi pittura all’Accademia di Bologna dove ritornerà, dopo essersi mosso per l’Italia e all’estero, per rimanerci fino alla morte. Nel 1806 ha la cattedra a Padova dove affresca l’arcivescovato e, nel 1809, dipinge la tela “Allegoria di Napoleone che libera l’Italia”, un tema politico già trattato nel 1801 per il Governo di Milano. Un’opera che l’artista accompagna con accenti di entusiastica ammirazione per il condottiero francese.
Vincenzo Baldacci (Cesena 1783-?) del quale sono poche le notizie biografiche a parte la morte in giovanissima età. Grazie al sussidio del Comune studia all’Accademia di San Luca a Roma, allievo di Vincenzo Camuccini, autore di opere di soggetto storico e celebre ritrattista. È documentata la sua presenza a Firenze alla scuola di Pietro Benvenuti anche lui pittore di stile accademico neoclassico. Baldacci si rifà completamente all’opera di François Gérard al Museo Capodimonte di Napoli, nel ritrarre Napoleone in piedi secondo la tradizione del ritratto ufficiale, con la corona di alloro sul capo, l’abito da incoronazione e tutte le insegne del potere imperiale.
Anche Tommaso Minardi (Faenza 1787 – Roma 1871) è a Roma nell’atelier di Camuccini dal 1803 grazie al finanziamento della Compagnia di San Gregorio. Apprezzato da Antonio Canova per i disegni che esegue, capaci di esaltare il valore dei modelli, durante la sua lunga vita artistica si muove fra Roma, Milano, Venezia, Firenze e Ravenna, svolgendo un’intensa attività didattica presso le accademie di Perugia e di Roma. Peccato che il suo Napoleone vestito da antico soldato romano, cogitabondo, con il gladio in mano, sia poco leggibile e apprezzabile per la patina scura che lo ricopre.
Raimondo Trentanove (Faenza, 1792 – 1832) figlio dello scultore riminese Antonio, ne segue la professione. Allievo di Canova a Roma appena diplomato all’Accademia, si rivela ritrattista di notevoli capacità ottenendo successo e fama in Italia e, ancora di più all’estero. Una carriera breve durante la quale produce uno straordinario numero di ritratti, tra i quali molti dei componenti la famiglia Bonaparte. È suo il busto di Napoleone in marmo di Carrara collocato nel Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea di Faenza, realizzato sul modello del 1804 di Antoine-Denis Chaudet, scultore “napoleonico” fortemente influenzato da Canova dopo i cinque anni trascorsi a Roma.
Infine Romeo Borgognoni (Ravenna 1875 – Pavia 1944) il quale, all’inizio della sua attività, tratta temi storici come “Napoleone assiste all’Università di Pavia ad una lezione di fisica di Alessandro Volta” che gli frutta il Premio Frank del 1900, prima di dedicarsi alla veristica pittura di paesaggio.
Si intitola Dipinti la mostra antologica di Alessandro Sicioldr che il Musas - Museo Storico Archeologico di Santarcangelo, presenta oggi alle 18. Il giovane artista, classe 1990, spalanca le porte all’esplorazione dell’immaginazione e dell’inconscio, ponendo in discussione il concetto di confine invalicabile e di limite insondabile: attraversandoli, si entra in una dimensione parallela nei cui abissi si muovono creature simboliche archetipiche. Una chiazza di rosso, un mare nero, un ovale dal pallore opalescente, una campitura cerulea, colori che sembrano bucare le pareti. Ma l’aspetto cromatico è quasi un orpello decorativo: il cuore dell’opera risiede nella componente iconografica che spazia da composizioni complesse, popolate da figure mitologiche, a quadri con figure allungate, dal sentore quasi mistico. Sicioldr mescola e rielabora liberamente suggestioni provenienti da correnti diverse, quali simbolismo e surrealismo, e le ammanta di un'aria e di un gusto medievale, arcaico, per certi versi primitivo. Le immagini di Sicioldr sono frutto dell’immaginazione, capricci di un inconscio fertile. I dipinti, come i sogni, si prestano a diverse interpretazioni, a seconda della sensibilità di chi li osserva. La mostra, accompagnata da un testo critico di Massimo Pulini, è a cura della galleria romana RvB ARTS. Fino al 19 settembre 2021. Info: 0541625212