«Lezioni alla scuola media di Misano con cuori veri di maiale», la Lav insorge

La scuola secondaria di primo grado Giovanni XXIII di Misano finisce sotto accusa della Lav (Lega Anti Vivisezione), che ha scritto alla dirigente scolastica, Stefania Menichella, per esprimere le proprie preoccupazioni. Secondo quanto riporta l’associazione ambientalista, l’istituto «ha deciso di utilizzare veri cuori di maiale, provenienti dal circuito della macellazione, per le esercitazioni degli alunni, al fine di mostrare l’anatomia di questo organo, nonostante siano disponibili modelli artificiali, ricostruzioni tridimensionali e computerizzate». L’associazione rimarca di aver contattato la scuola che si è difesa spiegando «di avere a disposizione modelli artificiali di cuore e di avere comunque ritenuto necessario ricorrere a organi di maiale».

«Si tratta di una pratica obsoleta sia dal punto di vista scientifico che culturale» sottolinea Michela Kuan, biologa e responsabile scientifica di Ricerca Senza Animali della Lav. «In un’epoca di digitalizzazione e innovazione, questa scelta sembra appartenere a una didattica di vecchio stampo, ignorando i rischi sanitari connessi all’uso di scarti della filiera alimentare in aula». La Lav mette inoltre in evidenza i rischi sanitari derivanti dall’uso di parti di animali in contesti educativi, nonostante le rassicurazioni dell’istituto. «Ogni volta che si utilizzano sottoprodotti animali in aula, esistono inevitabili rischi sanitari, a prescindere dalle precauzioni prese», ha aggiunto Kuan. Il contesto normativo, precisa l’associazione, prevede la priorità dell’uso di modelli alternativi che non comportano l’uccisione di animali: «Sia la Legge 92/2019 sull’educazione civica che le recenti Linee guida del Ministero dell’Istruzione e del Merito pongono il rispetto per gli animali come obiettivo didattico fondamentale», ha affermato Giacomo Bottinelli, responsabile dell’Ufficio “A Scuola con Lav”. «Riteniamo che l’esempio della scuola Giovanni XXIII vada in direzione opposta, insegnando agli alunni che un animale può essere ridotto a mezzo didattico, nonostante l’esistenza di alternative per apprendere la sua conformazione».

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