Milano Marittima, la cuoca Eugenia va in pensione e l'hotel Santiago chiude la cucina

La cuoca Eugenia va in pensione e l’hotel Santiago chiude la cucina. È il segno dei tempi, dove gli albergatori tendono a diminuire i costi tagliando alcuni servizi. Quando poi viene a mancare il personale fidato, c’è anche la scusa per affrontare il cambiamento. Sparisce così una caratteristica dell’ospitalità che ha caratterizzato il boom economico degli anni Sessanta e Settanta: la pensione completa. Ma anche la mezza pensione in alcuni casi non è più proponibile, di fronte a un mondo delle vacanze molto diverso, contraddistinto dal mordi a fuggi e dagli orari no stop. Il costo delle bollette e la mancanza dello stesso personale sono infine la goccia che fa traboccare il vaso, e mette fine nelle strutture stellate all’era delle tagliatelle. «Dopo decenni di ristorazione alberghiera – spiega la titolare del Santiago, Annalisa Pittalis –, ho pensato di adeguare la mia offerta alle nuove dinamiche del turismo. Sebbene la formula all inclusive della Riviera romagnola sia sempre un classico che resiste nel tempo, gli hotel piccoli come il mio (26 stanze) e a conduzione familiare si trovano ad affrontare costi molto alti. Una offerta con pernottamento e prima colazione – aggiunge – permette invece di tenere maggiormente i bilanci sotto controllo. È stato un passo difficile e sofferto, penso alle famiglie che tornano da noi da 40 anni: abbiamo riso e pianto insieme. Non sono solo ospiti ma una parte della famiglia. Ma ora anche la mia amata cuoca ha deciso di andare in pensione, e quindi ho pensato di chiudere la ristorazione. Voglio che il ricordo dei piatti della mia mamma prima e di Eugenia poi, fatto di profumi e sapori, resti indelebile. E adesso avanti tutta con la nuova avventura». Il Santiago resta aperto tutto l’anno, ma non in tutti gli hotel si spegneranno i fornelli. In quelli a 4 e 5 stelle, ad esempio, difficilmente sarà possibile rinunciare allo chef, viste le abitudini dei clienti. «Noi continueremo con la cucina – conferma la titolare dell’hotel Luxor e presidente Assohotel Paola Brunelli –, anche se l’ottimizzazione dei costi rimane un tema caldo. Molte strutture invece chiudono il ristorante ed esternalizzano il servizio. La difficoltà a reperire il personale è legata all’offerta di una stagione concentrata in pochi mesi e a turni di lavoro pesanti. Le criticità sorgono da entrambe le parti, noto però che la nostra categoria si sta adoperando per migliorare queste condizioni lavorative. C’è apertura al cambiamento anche sulle pratiche radicate».