Metano, riminesi a caccia dei prezzi migliori

C’è chi resta in fila nell’abitacolo anche più di mezzora per un pieno, chi gira mezza provincia a caccia dell’occasione e chi ha iniziato a riflettere se fare un passo indietro: la corsa al metano per gli automobilisti italiani sta diventando una sorta di caccia al tesoro e la provincia di Rimini non fa eccezione. Anzi. Lo dimostra un mini “tour” in cinque tappe da Riccione alla Valmarecchia passando per il comune di Rimini, con una premessa di fondo da parte di ognuno dei cinque referenti che, come si vedrà, hanno un range di prezzi veramente molto ampio: «Nessuno sta facendo il furbo, il boom dei prezzi alla vendita è figlio del boom di quelli all’acquisto».

La parola all’esperto

Come è possibile allora che si vada da 1,29 euro al kg a 1,99? Lo spiega Stefano Bedetti, uno dei decani della materia tanto da aver ribattezzato “78” non a caso la sua stazione di Sant’Ermete a due passi dalla Marecchiese. «L’ho aperta appunto nel 1978 ed è la seconda più longeva della provincia dopo quella di Paganelli a Santa Giustina: l’ho portata avanti fino al 31 dicembre e dal 1° gennaio 2022 l’ho data in gestione alla Baroni Petroli» confessa. Chi dunque meglio di lui per cercare di capire cosa ha scatenato questo caos?

«Visto che in periodo Covid la richiesta di forniture era crollata, in diversi hanno optato per i contratti a prezzo variabile invece che fisso e quando il 1° ottobre è iniziato l’anno termico e l’Italia non aveva fatto approvvigionamento a sufficienza, il prezzo di acquisto della materia prima metano come gas naturale sul mercato internazionale è schizzato alle stelle a causa della mole enorme di domande. E’ triplicato. E di conseguenza chi non aveva bloccato i prezzi sulla base del suo range di vendita annua è stato costretto a triplicare a sua volta il suo prezzo alla pompa» entra nel merito Bedetti, che, forte degli oltre 40 anni di attività, aveva invece fatto una scelta più prudente e meno speculativa: «Come le formichine avevo ragionato all’inverso, non volevo speculare sui centesimi e avevo fatto un contratto a prezzo fisso che mi ha consentito di effettuare un rincaro minimo: a quel punto ho ragionato da consumatore, ho scelto di non speculare sulle spalle di clienti storici e di non contribuire a rischiare di ammazzare il mercato dei veicoli a metano. Volevo chiudere bene la mia esperienza, far sì che la gente non smettesse di utilizzare l’auto a metano, ho mantenuto quindi un prezzo sull’euro e 400-450 centesimi al chilo e, dopo aver avuto un lavoro mostruoso vendendo come non mai negli ultimi mesi di attività, ho girato il mio contratto al nuovo gestore».

Il record è a Riccione

Sulla stessa linea d’onda anche Mauro Cardinali, titolare dell’Ecodrive in viale Mestre a Riccione, un altro di quei rifornimenti in cui si contano file anche di 40 minuti. «Possiamo permetterci di applicare una certa cifra (oggi è 1,29 al kg) perché avevamo un contratto a prezzo fisso e la fila è dovuta anche al fatto che qui ho solo quattro attacchi mentre a Porto San Giorgio ne abbiamo 16 e vendiamo a 0,99 con un contratto che scade a ottobre e a Giulianova ne abbiamo 12. Ma stiamo così bassi anche per scelta, con l’obiettivo e la speranza che così la gente non abbandoni la macchina a Metano. Conta poco vendere di più se poi non ci sono più auto, bisogna mantenere i clienti».

Le vittime del “variabile”

Costi molto più alti, invece, per le ragioni ricordate da tutti al distributore Hermes Rimini sulla superstrada di San Marino, nelle vicinanze dell’ingresso in A14: «Con il nostro contratto variabile e i costi saliti vertiginosamente oggi vendiamo a 1,999 e il lavoro è ovviamente diminuito molto: raccogliamo lamentele continue e non so se la gente continuerà ad acquistare la macchina a metano andando avanti così. Anche se rende di più, perché non bisogna fare l’errore che un chilo di metano equivalga a un litro di benzina». Idem Luca Arcangeli del Distributore in via Tanaro a Rimini «Avendo un prezzo di 1,899 si lavora un po’ meno rispetto al solito perché ci sono distributori che li hanno un po’ più alti, ma altri anche un po’ più bassi con i contratti più lunghi. I clienti sono nervosi e abbacchiati, perché questi rincari stanno mettendo tutti in difficoltà e vanno fatti ragionamenti anche da parte nostra perché oggi come oggi il margine rispetto alla benzina che va a litri e non a chilogrammi si sta assottigliando troppo…».

Il precursore

Lui, Massimo Paganelli, con la sua Metanauto di Santa Giustina è sul mercato da più tempo di tutti in provincia. E’ stato un vero precursore. «Purtroppo avevo un contratto a prezzo variabile e sto seguendo il costo all’acquisto, negli ultimi giorni per fortuna è leggermente diminuito e ho potuto abbassare la vendita a 1,679» spiega, ricordando: «Negli anni ’70, fino a fine anni ’80, il metano veniva venduto al prezzo deciso dalla Snam che era monofornitore e non doveva essere superiore al valore di San Donato Milanese. Poi si è iniziato a fissarlo con i margini decisi dal Cipe e con la liberalizzazione si è andati sul mercato libero: se avessi avuto lo sbuzzo di contrattualizzare a prezzo fisso il 30 settembre 2020 avrei potuto fare un prezzo molto più basso anche io perché rispetto a quel periodo oggi il costo d’acquisto è 10 volte superiore. Solo dal maggio 2021 è quintuplicati». Una sorta di via di non ritorno insomma, tanto che Paganelli, nel suo ruolo di componente del consiglio direttivo della Federmetano rivela: «Stiamo preparando una petizione al Governo in cui chiediamo che anche l’Iva del metano per autotrazioni scenda al 5% come per il civile e l’industriale e che vengano tolti alcuni fattori discrezionali della voce prezzo così da poter vendere alla pompa a cifre non addizionate da valori anomali. A oggi non abbiamo avuto risposte e vedremo con il decreto 8 miliardi cosa succederà. Ma non è tutto. Il metano liquido è messo addirittura peggio e questo incide sui costi per gli autotrasportatori e i grandi mezzi di trasporto: chiediamo un intervento diretto del governo a loto tutela».

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