Maturo: l'antropologo di Marte e le norme sul virus
Se si fa una ricerca antropologica si seguono dei passi ben precisi. Detto rozzamente, prima si studia l’oggetto che si vuole indagare e quindi si leggono libri, articoli, precedenti ricerche. Poi si va ‘sul campo’ e si osserva ciò che accade nella realtà. Un antropologo extraterrestre che atterrasse oggi in Italia troverebbe un marcato squilibrio tra le due fasi.
Infatti, probabilmente avrebbe letto che gli italiani nei bar si siedono vicini e qualcuno si appoggia al bancone per chiacchierare col barista. Inoltre, spesso quando si incontrano si abbracciano, si baciano due volte (si baciassero tre volte gli antropologi sarebbero erroneamente sbarcati in Francia), si danno pacche sulle spalle e, se sono giovani e particolarmente inclini alla socialità, bevono in tanti ciascuno con la propria cannuccia nello stesso bicchierone traboccante di liquidi non sempre ben identificabili.
Nella realtà, questo corpus di conoscenze teoriche non troverebbe oggi conferma. L’extraterrestre noterebbe che nei bar – semi deserti – gli avventori stanno lontano dai baristi e li snobbano quasi questi fossero parte di una classe sociale di ‘intoccabili’. Il cliente, all’arrivo degli amici, li saluta con cordialità, ma sta sulle sue, fa un cenno ampio con la mano e sorride apertamente, ma non li abbraccia né li bacia. Nuove conoscenze non si accolgono con una stretta di mano, ma con un cenno del capo, indietreggiando. L’extraterrestre potrebbe pensare a questo punto due cose. Prima ipotesi: a seguito della Brexit l’Italia è stata invasa da schiere di algidi inglesi. Seconda ipotesi: gli italiani sono divenuti molto snob. A conforto della seconda ipotesi c’è ampia letteratura sociologica. Infatti, una delle poche leggi sociologiche è che al crescere della classe sociale aumenta la distanza fisica tra le persone. I ricchi mangiano in tavoli grandi e i commensali non si toccano. Nella upper class si discute con braccia incrociate, non si gesticola e non ci si dà il “cinque”. Anche i conflitti si risolvono in modo elegante, sebbene possano causare più dolore che una rissa allo stadio. Non sempre la super class socializza con i baristi e i camerieri, se non in modo paternalistico, magari con un’alzata di sopracciglia, oppure se il ricco è un arricchito gli fa un patetico occhiolino.
Insomma, speriamo che questo Corona virus ci lasci presto e che si possa riprendere la socialità densa, promiscua e spensierata che ci caratterizza. Se ne frattempo diventiamo ricchi, ricordiamoci da dove siamo partiti e torniamo alle vecchie abitudini. Mettiamo un attimo da parte l’high tech per l’high touch.
*docente di Sociologia - Università di Bologna