C’è una bella foto sulla pagina Facebook di Ivano Marescotti: si vede l’attore insieme a Raoul e Mirko Casadei sorridenti. Fu scattata al termine di una delle prime recite dello spettacolo “E’ bal” (Il ballo), produzione che unisce la recitazione di Marescotti al liscio di Mirko Casadei e Orchestra.
Marescotti, che ricordo ha di Raoul che ci ha lasciati sabato?
«Lo incontrai di persona poco più di un anno fa quando venne a vedere “E’ bal”, dove è protagonista anche il figlio Mirko con la sua orchestra. Al termine si complimentò per il nostro tentativo di innestare alto e basso attraverso la poesia e il liscio romagnoli. Raoul Casadei ha avuto il merito di prendere in consegna il messaggio musicale dello zio Secondo fino a lanciarlo in campo internazionale, non più relegato alla piccola Romagna. Lo ha fatto divulgando la “Romagna mia” dello zio e creando lui stesso tanti altri famosissimi pezzi da “Ciao mare” alla “Mazurka di periferia” a “Simpatia”. Con il turismo estivo, con tedeschi e stranieri sulla riviera romagnola, questa musica ha preso il volo in tutto il mondo. Personalmente il ricordo di Raoul mi porta a un tempo più remoto, ai concerti dello zio Secondo».
Addirittura!
«Sì, perché l’Orchestra di Secondo Casadei suonava alle Feste dell’Unità, anche a Villanova di Bagnacavallo; ricordo che anch’io da ragazzo partecipai a diverse feste musicali al ritmo del liscio. E ovviamente erano protagonisti i miei genitori, gran ballerini».
Negli anni Sessanta e Settanta i giovani adulti, più colti dei padri, snobbavano la musica romagnola.
«È così, io stesso da giovane la consideravo una cultura inferiore, un po’ come il dialetto romagnolo, trattato a quei tempi da lingua degli ignoranti. Mai allora avremmo pensato che il nostro dialetto romagnolo, che comunicava solo nel proprio paese, sarebbe divenuto grande poesia italiana! È ovvio che se si considera a priori cultura subalterna, tale rimane. È un po’ come la “cumedia in dialet” in dialetto; c’è differenza tra una farsa sulla
arzdora romagnola e le poesie di Raffaello Baldini, considerato il più grande poeta italiano degli ultimi decenni».
Si è dunque creata una nuova coscienza nei confronti della cultura e della musica romagnola?
«È innestando che ci si eleva. Anche “E’ bal” è il titolo di una poesia di Baldini, che si innesta perfettamente nel ballo liscio portato avanti, inventato e sostenuto dall’Orchestra Casadei. Io interpreto poesie di Baldini e di altri grandi poeti romagnoli immersi nella musica di Mirko e Raoul Casadei. Il nostro progetto è di collegare il “basso” della tradizione romagnola localistica con “l’alto” della grande poesia, accoppiando dialetto e musica romagnola per virare insieme verso l’alto».
Che cosa prova per Raoul?
«Gratitudine, perché noi romagnoli abbiamo vissuto dentro la musica di Secondo e Raoul Casadei. Di mio padre si diceva “e bala in t’un baioc” (balla in un baiocco), caratteristica del ballerino maschio quando gira su se stesso come una trottola e la donna gli vortica intorno, nella polca e nella mazurca. Io non l’ho mai visto ballare, ma mia madre di lui diceva che “l’era un bel ballerin”».
La cremazione
Ieri pomeriggio la salma di Raoul Casadei è stata cremata a Rimini. Non ci saranno cerimonie se non forse un momento intimo per i familiari. Mirko ha espresso il desiderio che le ceneri del padre tornassero a quel mare di Romagna che Raoul non si stancava mai di guardare.