Lugo. Rima sessista durante l’esibizione di freestyle tra gli studenti. Polemica a scuola

Lugo

Se non fosse stato per quella rima improvvisata un po’ troppo compromettente, quella di sabato scorso nell’aula magna del Polo Tecnico Professionale di Lugo sarebbe stata semplicemente un’interessante mattinata passata a parlare e conoscere la musica rap, i graffiti e la cultura hip hop.

Tuttavia, “l’estro maldestro” di uno dei rapper che si è esibito in una battle di freestyle (una divertente sfida a colpi di raffinate rime improvvisate su base ritmica con cui deridere e spiazzare gli avversari e meritarsi gli applausi del pubblico) ha fatto arrabbiare i genitori di alcuni, una manciata, dei quattrocento studenti che hanno partecipato all’assemblea di istituto organizzata da una delle liste dei rappresentanti d’istituto.

“Tua madre è come una cozza... Perché si apre.”, la battuta che, tra le tante altre, ha fatto sorridere la platea ma che proprio non è andata a qualcuno.

Soprattutto perché proprio in quei giorni l’attenzione sul tema della violenza alle donne e le discriminazioni sessiste era ai massimi livelli e gli appelli a condannare anche solo la minima battuta rivolta alle donne erano continui. Per non parlare del ruolo della scuola nell’educare gli studenti.

A onor del vero, il tono con cui i tre rapper si sono esibiti era veramente goliardico, ben lontano da qualsiasi accostamento a una fantomatica violenza. E l’irriverenza, come nella miglior satira, è spesso il valore aggiunto. Gli abbracci finali tra loro ne sono conferma. Tuttavia, quell’accostamento potrebbe aver inconsapevolmente ferito delle sensibilità, come infatti è successo.

«Chiediamo scusa se qualcuno in questo momento storico possa essersi offeso per la rima – hanno risposto i ragazzi del collettivo invitato a organizzare la mattinata - ma vogliamo distinguere una battuta frutto di improvvisazione rispetto a qualsiasi tipo di violenza verbale e non. Esattamente come i comici fanno satira, i freestyler che abbiamo chiamato per il laboratorio hanno cercato di coinvolgere i ragazzi con alcune battute che non volevano assolutamente insultare nessuno. Nel freestyle si utilizzano anche figure retoriche per vincere uno “scontro verbale” che finisce sempre con un abbraccio e tanto rispetto tra i partecipanti. I ragazzi che si sono esibiti stavano improvvisando e non intendevano far passare messaggi di odio verso nessuno. In queste performance non esistono sessismo e razzismo».

Le stesse rime, peraltro, sembravano molto più light delle normali sfide di freestyle, per le quali servono talento e ore ed ore di allenamento e sono previste competizioni a livello nazionale e internazionale.

«Prima dell’esibizione – sottolineano quelli del collettivo - è stato specificato dal nostro staff di non esagerare con le parole e riteniamo che, eccetto due sole battute che, possono piacere o no, sia stato un bello spettacolo, che ha fatto scoprire qualcosa di nuovo ai ragazzi. L’intera lezione è durata 4 ore, nelle quali abbiamo parlato di arte e contemporaneità, di una realtà e una cultura che esistono e che da sempre hanno evitato a tanti ragazzi nella giovane età di prendere la strada sbagliata – sottolineano -. Non bisognerebbe considerare solo quelle due frasi a discapito del resto dell’incontro».

Alla dirigente del Polo, Elettra Stamboulis, non è comunque arrivata nessuna segnalazione dei genitori: «Non sta a me giudicare – commenta -. Credo che ogni tanto si debba lasciare spazio agli studenti e alle studentesse di esprimere la loro cultura smettendo di essere sempre giudici preventivi. Eventualmente giudicheranno loro se pensano che questi rappresentanti che hanno eletto, e che hanno organizzato questa iniziativa, sono espressione delle loro idee».

«La libertà di espressione è sempre rischiosa, bisogna accettare questo rischio – osserva Elettra Stamboulis -: d’altro canto questo tipo di espressioni è diffusissima nei testi di canzoni molto ascoltate. Questo non significa che sia condivisa dagli studenti in generale. Potrebbe essere occasione per loro per promuovere iniziative di analisi e riflessione sul senso e l’importanza delle parole. Ma devono decidere loro, è il loro spazio».

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