Lugo la sede Ior riapre dopo l’alluvione
«Allo IOR la solidarietà “si respira”, la passione “si sente”, la carità “si vive”». Una frase tratta da “Anima e Coraggio”, autobiografia del fondatore dell’Istituto Oncologico Romagnolo, il prof. Dino Amadori, campeggia in bella vista affissa all’ingresso in una targa in ricordo di colui che più di ogni altro ha contribuito a diffondere lo spirito della lotta contro il cancro nei comuni della Bassa Romagna: Rositano “Tano” Tarlazzi. Torna a splendere la sede dello IOR di Lugo, situata in via Tellarini 96: lo fa grazie a ingenti lavori di ristrutturazione che ne hanno ripristinato l’operatività dopo i danni provocati da una tragedia che ha messo in ginocchio numerose famiglie, l’alluvione del maggio 2023. Più di una riapertura, una vera e propria crescita post-traumatica: come le persone che subiscono una diagnosi di cancro, una volta superato il problema, scoprono nuove priorità che li porta a un’esistenza persino migliore, anche la sede ha trovato nell’emergenza una nuova vita, ancor più improntata all’accoglienza e all’ascolto dei bisogni dei malati e delle loro famiglie.
Le aree dedicate all’incontro e al dialogo coi pazienti e coi volontari sono state infatti implementate, rese più belle e luminose anche in quelle camere dove la privacy gioca un ruolo fondamentale per le tipologie di servizi offerti. Il Progetto Margherita, ad esempio, dove le pazienti sottoposte a chemioterapia possono trovare il supporto di un volontario e la professionalità di una parrucchiera che le accompagni nella scelta della miglior parrucca oncologica laddove si avverta l’esigenza di nascondere lo stigma più riconoscibile di un percorso oncologico: la calvizie. Nonostante le problematiche legate proprio all’alluvione e al provvisorio cambio di sede, sono state ben 64 le donne di Lugo che hanno richiesto di usufruire di questo servizio nel solo 2023, a cui si sommano le 47 persone sole o non autonome accompagnate presso i luoghi di cura dagli autisti volontari e le 19 famiglie aiutate a domicilio grazie alla collaborazione di operatrici socio-sanitarie qualificate. Numeri che spiegano cosa significhi, per chi affronta la malattia, poter contare sulla presenza dello IOR sul territorio e quanto sia importante, per la stessa organizzazione non-profit, poter disporre di un “quartier generale” il più possibile accogliente ma anche operativo, per far fronte alle tante esigenze.
L’intervento di ristrutturazione ha avuto un costo di circa 85.000 euro: un impegno non banale ma che ha visto il prezioso supporto dei dipendenti Pfizer, che hanno contribuito grazie a una raccolta fondi nata spontaneamente dal desiderio di sostenere un importante progetto di ricostruzione post-alluvione. La nuova sede garantirà gli stessi servizi e accoglienza secondo una fascia oraria che va dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 16: già in questi giorni chiunque voglia potrà recarsi in via Tellarini 96 anche per acquistare i prodotti natalizi dell’Istituto Oncologico Romagnolo, per doni e festività che marchino una differenza concreta a favore degli studi di ricerca più innovativi e promettenti. «Essere qui oggi ha tanti significati – ha spiegato il Direttore Generale IOR, Fabrizio Miserocchi, al momento del taglio del nastro – in primis per noi, per valorizzare l’impegno delle persone che qui dentro hanno donato tanto del loro tempo, del loro cuore, del loro impegno. Ha significato per questa comunità, che ha nella sede IOR un punto di riferimento riconoscibile da anni. Non dimentichiamo poi il valore che questa ennesima ripartenza avvenuta nel nostro territorio ricopre, dopo i danni provocati dall’alluvione. In questo momento di gioia e di festa, permettetemi di nominare una persona in particolare, a cui questa nuova sede è dedicata: se è vero che il prof. Dino Amadori è stato l’iniziatore dell’Istituto Oncologico Romagnolo in generale, il volto IOR per eccellenza per la città di Lugo resta sempre e comunque Rositano Tarlazzi. Non credo di dire un’eresia se affermo che se fosse ancora qui con noi, oggi, questi nuovi ambienti, più belli e più a misura di paziente, gli sarebbero certamente piaciuti».