Lugo, i genitori del bimbo che commosse il Papa: «Vorrebbe salutarlo»

Anche a Lugo sono in tanti a ricordare Papa Francesco e a non smettere di commuoversi per la sua scomparsa. Così come la commozione prevalse su di lui quando nella primavera del 2017 vide quel passeggino da cui sbucavano gli occhi grandi di Angelino. Aveva 3 anni il bimbo lughese che dal terzo mese di vita soffre di una grave forma di epilessia che non gli permette ancora oggi di camminare, parlare, reggere la testa, agganciare e tenere oggetti con le mani, costringendolo ad alimentarsi attraverso un sondino. A Bergoglio non fu necessario spiegare nulla, loro due si erano capiti perfettamente in pochi attimi: nessuna parola, solo uno sguardo intenso, un sorriso e un bacio. Si erano già detti tutto, entrambi con gli occhi lucidi: il grande uomo che davanti a quel piccolo bimbo si fece piccolo, rendendolo grande e pronto alle sfide di ogni giorno. E così quei pochi minuti accompagnano ancora la vita, non certo facile, di Angelino, che in questi anni è sempre stato vicino al Santo Padre. A modo suo, anche solo guardandolo in televisione. La stessa dalla quale ha purtroppo appreso la triste notizia. «Vuole andare a salutare il suo Papa - raccontano i genitori - e appena si potrà esaudiremo anche questo suo desiderio. Quando ha saputo della sua morte è apparso molto malinconico, ma sa già che presto potrà rivederlo». D’altronde Papa Francesco ha dedicato sempre una particolare attenzione alle condizioni dei malati e alla loro tutela. Lo aveva fatto anche cinque anni fa ricevendo in udienza una delegazione del Gruppo Villa Maria, in occasione del 45° anno di attività del gruppo presieduto da Ettore Sansavini. Era l’1 febbraio 2020, a pochi giorni dal lockdown conseguente alla pandemia. In quell’occasione il pontefice aveva sottolineato alcuni principi fondamentali dell’assistenza al malato, tra cui la prossimità e l’umanizzazione delle cure, l’importanza e l’urgenza del difficile compito di sostenere i malati, parole condivise dal patron di Gvm care & research. «È auspicabile che i luoghi di cura siano sempre più case di accoglienza e di conforto, dove il malato trovi amicizia, comprensione, gentilezza e carità - aveva spiegato Papa Francesco nel suo discorso -. Insomma, trovi umanità. Il malato non è un numero: è una persona che ha bisogno di umanità». Intanto anche i lughesi si preparano alla trasferta di domani per l’ultimo saluto a Francesco. C ’è però chi nel recente passato si è inventato di tutto per seguire il pontefice in ben più lunghe trasferte. Per la giornata di San Valentino di due anni fa, venti studenti che frequentavano la parrocchia della Collegiata si erano improvvisati baby sitter per lasciare libere le coppie desiderose di festeggiare, barattando il loro tempo con una piccola offerta. Somme che gli sarebbero servite per volare a Lisbona nel mese di agosto e poter così partecipare alla Giornata mondiale dei giovani col Papa.