Il piromane delle auto di Lugo a processo: 23 le parti offese
In tutto sono 23 le persone offese che potranno costituirsi parte civile contro chi, per settimane, ha seminato il terrore per chiunque a Lugo possedesse un’auto. Hanno ricevuto l’avviso che le informa dell’udienza preliminare nei confronti del 30enne marocchino, ritenuto il piromane che lo scorso anno, tra giugno e agosto, ha dato alle fiamme oltre una decina di vetture.
Il ragazzo - difeso dall’avvocato Giovanni Baracca - si trova attualmente agli arresti domiciliari, ricoverato in una struttura adatta a ospitare pazienti affetti da problemi di natura psichiatrica. Le sue dichiarazioni rilasciate davanti al gip dopo l’arresto lasciavano infatti trapelare una qualche forma di disagio mentale. In prima battuta, poco dopo essere stato sorpreso il 2 agosto dai carabinieri con le mani ancora “calde” per il rogo appiccato a due auto, aveva ammesso di essere l’autore di tutti e cinque gli incendi che avevano distrutto in tutto 14 auto a Lugo. Poi aveva ritrattato, rilasciando spontanee dichiarazioni; contraddizioni e frasi a tratti sconclusionate erano culminate esplicitando un movente: «Me l’ha ordinato lo Stato».
Per settimane l’uomo era stato braccato dai Carabinieri della Compagnia di Lugo e dal Nucleo Investigativo di Ravenna, all’opera insieme al reparto Analisi Crimonologiche di Roma, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Silvia Ziniti. Aspettavano un passo falso, mentre nel frattempo se ne stavano appostati con servizi in borghese e gli occhi puntati su telecamere installate in zona, con tanto di gps piazzato nel monopattino sul quale il 30enne si spostava. Proprio a bordo del mezzo, un mesetto prima dell’arresto, era stato fermato per un controllo stradale, cavandosela con una scusa pronta seppur non convincente; l’uscita per gettare la spazzatura, nonostante si trovasse lontano da casa. Non era stato sufficiente a far scattare le manette. Quell’accertamento, tuttavia, l’aveva spaventato al punto da sospendere i raid incendiari.
Almeno fino a successiva notte di inizio agosto. Calmate le acque, era tornato in azione credendo di non essere più sorvegliato. Invece su di lui erano ancora vigili gli inquirenti, che difficilmente avrebbero potuto sorprenderlo altrimenti, data la rapidità d’azione. Tempo 4 minuti e due nuove vetture di via Risorgimento erano andate a fuoco. Poi dritto a casa, dove i militari sono presto piombati ad arrestarlo.
Chiuse le indagini, ora la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio che porterà il prossimo aprile all’udienza preliminare. E qui i proprietari dei veicoli inceneriti - alcuni dei quali tutelati dall’avvocato Andrea Valentinotti - potranno presentarsi per chiedere conto dei danni subiti.