Fusignano, vertenza Lafert, i sindacati: “No ai licenziamenti e alla chiusura dello stabilimento”

Lugo
  • 08 febbraio 2025

Giovedì si è svolto un ulteriore incontro con l’amministratore delegato e il responsabile delle relazioni sindacali del Gruppo Lafert, richiesto dalle Rsu degli stabilimenti delle province di Ravenna, Venezia e Bologna e dalle rispettive strutture sindacali territoriali.

Ieri poi si è tenuta un’assemblea dei lavoratori della Lafert nello stabilimento di Fusignano.

L’incontro con l’azienda «è stato funzionale a entrare maggiormente nel merito: sulla base di quali strategie si fonderebbe l’incremento di fatturato nel triennio 2026/2028 e in cosa si sostanzierebbero le riduzioni di costi fissi per i vari stabilimenti - dicono i rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm e Rsu -. L’incremento di fatturato per il triennio 2026/2028 - incentrato su incrementi di volumi per gli attuali clienti nei diversi ambiti di applicazione e che non tiene conto del possibile ingresso di nuovi clienti, per i quali, comunque, l’azienda ha dichiarato di essere impegnata nella ricerca - si fonderebbe su due direttrici principali: lancio di nuovi progetti e prodotti, con focalizzazione su nuovi design e soluzioni tecniche, aumento delle prestazioni e accoppiamento con altri componenti per soddisfare la richiesta crescente di soluzioni integrate; implementazione dei rapporti con i grandi distributori. Nel quadro previsionale tracciato, non vi sarebbe nessun volume aggiuntivo sui motori con le caratteristiche tecniche di quelli prodotti nello stabilimento di Fusignano».

La riduzione dei costi fissi negli stabilimenti deriverebbe, invece, da revisione dei contratti di manutenzione esterna, fino a oggi non correttamente specificati; distribuzione automatica dei d.p.i., con maggior controllo del loro consumo; revisione dei processi e dei contratti di fornitura per il materiale ausiliario alla produzione; azioni volte a contenere la dispersione energetica e revisione dei contratti di fornitura; chiusura dello stabilimento di Fusignano.

A richiesta di quali investimenti sarebbero programmati per il raggiungimento degli obiettivi di fatturato, la direzione aziendale ha affermato che proprio gli investimenti in impianti e tecnologie fatti negli ultimi tre anni sugli stabilimenti di San Donà di Piave e Noventa di Piave sarebbero funzionali a sostenere la crescita di volumi, attualmente dissaturati per il calo di fatturato registrato nel 2024.

La delegazione sindacale ritiene che «ulteriori approfondimenti dovranno essere fatti rispetto alle informazioni fornite, ma ha anche con forza ribadito che è totalmente inaccettabile la decisione di chiudere lo stabilimento di Fusignano, per il quale va ritirata la procedura di licenziamento collettivo».

I rappresentanti dei sindacati hanno avanzato una proposta precisa alla direzione aziendale: «Avvio di un confronto, anche con i livelli istituzionali, per la revisione del piano industriale del gruppo, funzionale al mantenimento dell’operatività dello stabilimento di Fusignano, individuando anche altre soluzioni produttive e di attività complementari ai progetti, ai processi e ai prodotti sviluppati e realizzati da Lafert».

Alla richiesta la direzione aziendale, pur confermando al momento la propria intenzione di chiusura dello stabilimento di Fusignano, ha comunicato la propria disponibilità a prorogare la sospensione della procedura di licenziamento fino alla riconvocazione (per la quale verrà fatta richiesta) del tavolo istituzionale con la Regione Emilia Romagna per approfondire la discussione.

La delegazione sindacale si presenterà al tavolo istituzionale con l’obiettivo di ritiro della procedura di licenziamento collettivo e di avvio di un confronto per ricercare, insieme alle diverse parti, tutte le soluzioni che possano dare allo stabilimento di Fusignano la certezza di mantenere la propria piena operatività.

Al contempo, ci sarà l’impegno a monitorare l’andamento del piano industriale incentrato sugli stabilimenti veneziani e le iniziative aziendali, riservandosi di valutare la necessità di richiedere un incontro anche all’unità di crisi della Regione Veneto. M.S.

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