Alluvione in Romagna un anno dopo: la rosa di Giuliana è sbocciata dal fango che le portò via il marito Giovanni, storico barbiere di Sant’Agata

Lugo

Ad attraversarla, oggi, non è più quel fiume di fango che a Sant’Agata sul Santerno in piena notte le ha stravolto la vita portandole via il marito e distruggendole la casa. Bensì un fiume di ricordi, non certo meno devastante.

A un anno di distanza da quella notte in cui il torrente inghiottì il paese, fatica la vedova Giuliana Bordini a comprendere come sia potuto accadere che suo marito - lo storico barbiere del paese Giovanni Sella, di 89 anni - in pochi minuti sia andato via da lei dopo un’intera vita passata insieme.

Mentre ci fa accomodare in casa, ieri dal cielo inizia a cadere la pioggia, che poi diventa diluvio e in pochi minuti allaga molte strade del paese, le stesse di un anno fa. Come per infierire e aumentare la rabbia in quella signora che sta per raccontarci l’anno appena trascorso e che ogni volta che piove un po’ più forte rivive il terrore. Quella notte infatti, verso le 4 del 17 maggio scorso, una micidiale miscela di acqua e fango entrò nella loro abitazione, a pochi passi dalla piazza, disintegrando la finestra della stanza in cui l’anziano era allettato.

E così, in quegli attimi in cui il livello dell’acqua saliva a velocità impressionante fino a oltre due metri, il marito non riuscì a salire quei sei scalini che lo avrebbero messo in salvo. La badante straniera che li assisteva, purtroppo, era in ferie per qualche settimana, e forse col suo aiuto le due donne l’avrebbero alzato dal letto, come invece ha fatto la violenza dell’acqua. Ce la fece invece la moglie - aggrappandosi con la forza della disperazione al corrimano e aspettando l’arrivo dei sommozzatori parecchie ore dopo - che oggi però ancora si dispera, rimpiangendo forse di essersi salvata su quella rampa. Lo ha ripetuto anche ieri pomeriggio, quando la lucidità veniva sopraffatta dal dolore e dallo sconforto. «Piango ogni giorno - racconta l’anziana mentre fuori le gocce di pioggia iniziano a farsi sempre più insistenti -. Mi manca la sua compagnia e la nostra quotidianità: mangiare insieme guardando la televisione, leggere un po’ il giornale. Stare tra noi, come abbiamo fatto tutta la vita. Non me lo ridarà più nessuno».

All’anziana vedova, che il giorno del funerale non risparmiò critiche alle istituzioni, non è bastato aver ripristinato l’abitazione - come aveva promesso davanti al feretro del marito sottolineando che l’avrebbe fatta più bella di prima - ed esserci tornata a vivere dopo qualche mese. Lì dentro, dove tutto cominciò e dove l’anno scorso in qualche minuto una parte di lei se ne andò. Ma la vita continua, bisogna solo ostinarsi a volerlo. Lo sa Giuliana, che oramai all’età di 89 anni vuole ancora avere il diritto di lamentarsi. Come sembra saperlo quella rosa rossa che a un anno dalla tragedia è riuscita a sbocciare dove non c’era più nulla. Dove le ruspe erano passate più volte per caricare e portare via tonnellate di fango e macerie, ma anche di ricordi indelebili. Domani sarà passato un anno, da quella nottata in cui a Sant’Agata oltre a Giovanni Sella perse la vita un’altra anziana, Neride Pollini, di 95 anni, anche lei con gravi problemi di deambulazione. Viveva da sola al piano terra di un’abitazione nelle adiacenze del fiume. Quello che la travolse senza lasciarle scampo.

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