Lugo, a 90 giorni dall'alluvione, una diga di tronchi e rami sul Santerno a Villa San Martino: "Incuria inaccettabile"

«Questa situazione è aberrante e vogliamo che chi di dovere faccia qualcosa subito, prima che arrivi un’altra piena e accada l’irreparabile».

A denunciare la barriera “naturale” che ostacola il passaggio del fiume Santerno a ridosso del ponte de La Pungèla a Villa San Martino, frazione di Lugo, è chi in quei luoghi ci abita.

In particolare, lo ha fatto Secondo Valgimigli, già assessore della Provincia di Ravenna, mettendo nero su bianco quelle che sono le preoccupazioni di tutta la comunità.

Lo ha fatto in una missiva inviata alla Regione Emilia-Romagna, dopo che dall’Amministrazione comunale pare non essere intervenuto nessuno.


«Stato di incuria»

«Da esattamente tre mesi questo è lo stato d’incuria in cui versa l’alveo del fiume in questo delicato punto, dove il già fragile ponte potrebbe rischiare di essere travolto – spiega nello specifico Valgimigli –. Il passaggio della seconda piena di metà maggio, che solo per un miracolo ci ha graziato, ha lasciato dietro di sé una montagna di tronchi, grossi rami e canneto che, compattandosi sempre di più, hanno formato una sorta di diga. È inaccettabile che dopo 90 giorni nessuno abbia provveduto alla sua pulizia, aumentando il rischio che avvenga qualcosa di drammatico».

Quella tragica notte in cui Sant’Agata è stata dilaniata dall’acqua e dal fango, anche in questo punto si era verificata una prima tracimazione – osserva – e il ricordo di quelle ore angoscianti rivive nelle immagini che ancora oggi dobbiamo, purtroppo, vedere».

L’appello è arrivato anche al prefetto Castrese De Rosa, il quale ha consigliato di inoltrare subito la segnalazione all’agenzia regionale di Protezione Civile. E in ogni caso in un secondo momento si sarebbe attivato lui stesso.


«Siamo abbandonati»

«Il silenzio delle istituzioni locali è inspiegabile e censurabile – conclude Secondo Valgimigli –. Nessuno si è fatto vedere per spiegare alla frazione quali saranno i tempi degli interventi e le priorità. Siamo stati praticamente abbandonati, ma noi continueremo a denunciare queste palesi criticità».

A onor del vero - come ha postato sui social lo stesso Valgimigli in un video mostrando tanti tronchi rimossi - una pulizia dell’alveo del fiume in quel tratto era stata effettuata qualche giorno dopo la prima alluvione di inizio maggio, proprio per limitare i danni del passaggio della seconda e più drammatica piena che sarebbe arrivata poco dopo. Tuttavia, è altrettanto vero che, stando a quanto pubblicato proprio dal sindaco, l’ultimo sopralluogo di Davide Ranalli immortalato dagli scatti risale al giorno prima del fatidico evento.

«Con l'assessora alla Protezione Civile, Veronica Valmori, e il dirigente dell'ufficio Tecnico, Minghini, abbiamo supervisionato i punti più esposti: Pungèla, Ca' di Lugo, Passogatto – scriveva Ranalli il 16 maggio allegando le foto del suo passaggio e la chiusura precauzionale del ponte –. Al momento non si registrano criticità, ma abbiamo constatato positivamente che le indicazioni date all'autorità di Bacino per la rimozione della vegetazione hanno sortito i suoi effetti».

Quelle indicazioni, però, a distanza di tre mesi sembrano essere state dimenticate, come da tempo sta denunciando chi abita a Villa San Martino.

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