Longiano, vecchia pressa per fare i bottoni di stoffa donata da una bolognese va ad arricchire il museo del territorio


Tutto per “rivestire” i bottoni come una volta, quando l’eleganza era d’obbligo nelle serate di gala e nei veglioni del teatro Petrella. Una singolare donazione è stata fatta nelle settimane scorse al museo del territorio longianese: da Bologna è arrivata tutta l’attrezzatura per un’arte vestiaria scomparsa.
Nato quasi per gioco come raccolta nel 1987, quando l’associazione “Longiano... è” decise di esporre alcuni oggetti in occasione della festa paesana, il museo è via via cresciuto, prima in una sala nei sotterranei del castello malatestiano e dal 1990, con il materiale che aumentava a vista d’occhio, nell’attuale sede: l’ex asilo infantile su due piani e il cortile interno in via Giannini. Oggi conta circa 8mila pezzi, che attirano oltre 5mila visitatori all’anno.
I mitici veglioni al Petrella
Nel periodo che andava da Santo Stefano all’ultimo giorno di carnevale, nel teatro Petrella, si organizzavano vari veglioni, dove si andava a ballare tutti eleganti. Gli appuntamenti più famosi erano quelli organizzati dai canterini e ballerini romagnoli e dai partiti dell’epoca, con Psi e Pci che si alternano nelle serate di sabato e martedì grasso. Un appuntamento di lusso lo organizzava poi la Dc: la festa della “mimosa”, che vedeva tutti i longianesi andare a teatro con abiti elegantissimi. Spesso si organizzavano anche gare di eleganza e originalità, con trepidazione per scegliere l’abito più bello. I veglioni iniziavano alle 21 e terminavano alle 5 di mattina, e a mezzanotte si faceva uno spuntino a base di ciambella e vino, oppure a buffet nella sala del teatro.
Donazione da Bologna
Nelle scorse settimane è arrivata l’ultima acquisizione al museo: «All’ultima Mostrascambio di Gambettola avevo incontrato Anna Monti di Bologna, una signora distinta di Castenaso di Bologna - racconta il direttore del Museo del territorio, Giorgio Bettucci - Chiacchierando, le ho detto che mi occupavo di un museo di attrezzi e cose di una volta. Mi disse che la mamma, Rita Pretolani, aveva gestito una rivendita nella capitale felsinea e possedeva ancora i meccanismi per fare i bottoni ricoperti di stoffa, come si usava fare negli anni Cinquanta e Sessanta e me li avrebbe donati volentieri».
Oggetti particolari
Oggi i vestiti si comprano già confezionati e completi di tutti gli accessori, ma un tempo si andava dal sarto per farseli cucire su misura. A quei tempi si prendeva un po’ di stoffa in più, con cui ricoprire anche i bottoni.
«Con mia grande gioia - informa Bettucci - la signora è venuta a trovarmi a Longiano e mi ha portato tutti gli accessori per ricoprire i bottoni, compresa la macchina pressa-bottoni, che ora con soddisfazione espongo nel museo».