Longiano, giochi di una volta al museo tra la novità del carriolo e autoproduzioni bizzarre
Tanta curiosità per i giochi di una volta nel Museo del territorio, che anche nei giorni scorsi, in occasione delle aperture gratuite per le feste natalizie, è stato preso d’assalto dai visitatori. E la più visitata è stata la stanza con i giochi di una volta, arricchita da «un “carriolo” da corsa, come quello che usano a Gatteo al Palio dei Barrocci, ma più semplice e antico, acquistato all’ultima Mostrascambio di Gambettola».
A parlare è Giorgio Bettucci, direttore del museo, che ricorda che oggi i bambini ricevono decine di giochi fin dalla più tenera età, ma non è sempre stato così. «I giochi fino all’inizio del secolo scorso erano un lusso per ricchi e benestanti e il popolo povero se li costruiva a mano. Oggi il recupero dei giochi tradizionali rappresenta la riscoperta delle proprie origini e del senso di comunità di un tempo. Il gioco stimolava l’inventiva, la curiosità e l’ingegno e permetteva al bambino di avvicinarsi alla società degli adulti. C’era il cavallo a dondolo ma era un lusso - prosegue Bettucci - Per esempio, in tutta Longiano, si contavano con le dita di una mano quelli che lo possedevano. Per i benestanti c’erano anche altri giochi, come aerei e trenini in latta per i maschietti e bambole in ceramica per le femminucce. Per le classi meno abbienti i giochi li regalavano i padrini e le madrine quando i bimbi dovevano “passare” la cresima o la comunione. Ma la stragrande maggioranza li costruiva artigianalmente. Alcuni si modellavano con la creta trovata in campagna, oppure con l’aiuto di falegnami e persone con grande manualità».
Autoproduzione dei giochi
«Come in tutte le società povere - rimarca il direttore del museo - i bambini si costruivano da soli i loro giochi, usando i materiali a disposizione e la fantasia. Nella nostra raccolta museale abbiamo più di una cinquantina di giochi di una volta, tra cui anche il telefono, costruito con due barattoli uniti da un filo per parlare a distanza. Non mancava mai la fionda, uno dei giochi maschili da utilizzare anche per cacciare piccoli uccelli e per tiri di precisione. Veniva utilizzato un ramo biforcuto e un elastico. Poi c’era l’arco, che i ragazzi si costruivano da soli, usando materiale semplice: bastava un pezzo di legno flessibile curvato, uno spago, ma anche i raggi delle ruote delle biciclette. La slitta invece, un gioco invernale, era formata da due tavole ricurve, e la costruivano soprattutto i nonni. Per fucili di legno si utilizzava una tavoletta, una molletta da biancheria ben fissata come grilletto per far partire l’elastico, e poi si giocava alla guerra e si organizzavano gare di tiro al bersaglio».
Oggetti da collezione
Oggi i giochi in latta sono introvabili e costano una fortuna, «ma ai mercatini d’antiquariato, come la Mostrascambio di Gambettola - riferisce Bettucci - di giochi di un tempo se ne trovano in abbondanza e anche a prezzo contenuto». Quanto ai fumetti, «quelli per eccellenza dell’infanzia dei nonni erano le storie di Gordon». Poi, negli anni Cinquanta, arrivò la televisione, con filmati per lo più americani: «Tra i telefilm più guardati c’erano “Rin Tin Tin”, “Furia cavallo del west”, “Lassie” e “Zorro”. In quei tempi la tv non era presente in tutte le case e allora i meno fortunati venivano ospitati dai compagni di gioco che ne possedevano una. Finito il telefilm, poi, tutti all’aria aperta a giocare a cowboy e indiani».