L’esperienza di una Oss con gli anziani del Centro d’incontro

SANTARCANGELO. Sono una oss dipendente dell’Asp Valloni Marecchia da tanti anni, da due anni trasferita agli Alloggi con servizi di Santarcangelo, una bellissima realtà dove gli anziani residenti vivono e condividono con me la loro vita. Si creano attimi intensi ed irripetibili ricchi di emozioni, di storia, di vissuto. All’interno della stessa residenza a novembre 2018 si crea il luogo, l’ambiente per ospitare il primo Centro d’incontro aperto alla realtà di Santarcangelo. Comincia così anche per me questo bellissimo viaggio, fatto di volti raggrinziti, di memorie arrugginite, di ricordi passati, vivi e ballerini, di sorrisi disincantati ed occhi ancora vivaci, con sguardi tra il perplesso, il curioso ed anche uno sguardo che esprime, forse un “ma dove siamo capitati”.

L’anno si chiude alla grande con successo, con soddisfazioni, con gioia e con la promessa di rivederci tutti.
Ad ottobre 2019 si riparte i volti di prima ma anche diversi volti nuovi, cambiano alcune figure, la famiglia si allarga. Si comincia il secondo anno sempre un grande entusiasmo da parte nostra, ma anche da parte degli anziani, i nuovi accolti dai “già avvezzi” in maniera spontanea semplice, accolti tra un sorriso ed una battuta. Gli incontri si fanno sempre più forti, più uniti e compatti, il desiderio di esserci in quell’incontro settimanale, anche a dispetto di ossa scricchiolanti. Una settimana dopo l’altra si avverte sempre più forte il desiderio di stare insieme, noi e loro, di provare, di fare, di spingersi sempre un passo avanti in questo viaggio intrapreso alla “ricerca della memoria”, ma non solo. Nel viaggio si uniscono sentimenti, emozioni, vissuti. Momenti d’incontro unici nel loro essere. Ad anno nuovo 2020 si fanno progetti insieme agli anziani entusiasti desiderosi di “essere”.

Poi arriva la botta, un colpo secco che tutto cessa. La botta di arresto arriva anche per noi operatori, ci si interroga su come stanno gli anziani senza quell’incontro settimanale, quanto questo potrà esser deleterio per loro. Parte così l’idea e poi progetto della videochiamata, degli esercizi inviati a casa, grazie alla tecnologia e grazie soprattutto al grande aiuto e supporto dei familiari che partecipano desiderosi, ringraziando per quello riusciamo a fare per i loro cari. Tra i nostri anziani c’è anche chi resta ancora ancorato al telefono fisso e le telefonate arrivano comunque. La cosa che ci stupisce è la loro capacità di adeguarsi, di adattarsi con stupore e meraviglia, ma continuano ad essere e ad esserci con noi.

Ti chiedi se si ricorderanno se ti riconosceranno e poi siamo noi ad essere stupiti, come Giordano la prima volta che ci siamo sentiti “la tua voce la riconosco benissimo, lo so che sei l’Angela”. Parlando ritrovo Bruno, la sua timidezza il suo essere un po’ schivo, ma via via la telefonata si scioglie, e lui si racconta. Racconta di come questo momento di Covid l’ha portato all’isolamento, della mancanza degli incontri con noi, perché “la memoria ogni tanto fa cilecca, anzi più spesso”. La telefonata continua, accogli le paure e ti rendi conto ancora meglio del lavoro prezioso che si svolge, la fiducia che si innesca e ne fai tesoro. Il desiderio di tornare alla normalità. Andare al bar per un caffè, il potersi spostare senza tutte queste “storie, le file, i permessi, mi sento una gran confusione in testa”.

Continuo ad accogliere, e le sue continue parole di ringraziamento profondo, muovono le mie corde personali, mi dico in fondo è solo una telefonata… poi penso che è “la telefonata al tempo Covid “ con uno spessore e un senso diverso. Giordano mi chiede come faccio ad ascoltare un brontolone come lui, ma per me è una gioia e una ricchezza. E intanto cresco come oss e come persona, metto tutto nel file “diventare ed essere anziani” imparo e continuo ad imparare, da loro sempre, anche in questo momento così difficile. A fine telefonata gli propongo una colazione al bar a Santarcangelo appena sarà possibile. “Offro io.”

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